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Per Carradori è di nuovo Primavera: dall’Empoli agli Usa con YesWeCollege
Carradori, è di nuovo Primavera: dall’Empoli agli Usa con YesWeCollege
Trovarsi a guardare con più di un dubbio il proprio futuro, calcistico ma non solo, dopo una trafila di dieci anni in uno dei migliori settori giovanili d’Italia. Una situazione che accomuna tanti ragazzi, la stessa vissuta da Lapo Carradori: a un passo dai riflettori della Serie A con la maglia dell’Empoli, per poi rimanere senza squadra e con le idee confuse poco più di un anno più tardi. Il terzino classe ’98, però, da qualche mese a questa parte ha trovato una strada maestra dalla quale ripartire e spiccare il volo: YesWeCollege gli ha messo a disposizione l’opportunità di volare negli Stati Uniti, per cominciare l’esaltante esperienza da studente-atleta. Un percorso che inizia oggi, con l’annuncio ufficiale: dal prossimo agosto, Lapo Carradori vestirà la maglia dei Cougars di Barton Community College.
Congratulazioni Lapo! Come affronti questo bivio importante della tua carriera, calcistica ma non solo?
“Con grande carica, sono pronto a dimostrare di essermi meritato questa grande opportunità che dalla prossima estate mi vedrà impegnato negli Stati Uniti. Partirò a fine luglio, ho già parlato con coach Brown e non vedo l’ora di scoprire la vita nel campus e di confrontarmi con il livello del campionato universitario“.
Da Barton, con YesWeCollege, sono passati Filippo Reggio e Tommaso Davico: con che aspettative arrivi nel college?
“Ho avuto modo di parlare con Tommaso, che mi ha raccontato la sua esperienza nell’università e mi ha dato qualche consiglio utile per ambientarmi subito al meglio. Mi ha parlato di strutture all’avanguardia e di uno staff di altissimo livello: roba che qui in Italia trovi soltanto se sei abbastanza bravo e fortunato da arrivare ai massimi livelli. Tutti presupposti ottimi per prepararmi con grande entusiasmo a questa nuova esperienza di vita“.
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Dalla finale del Viareggio nel 2017 al salto negli States due anni dopo: raccontaci cosa ha fatto Lapo in questi due anni.
“Due anni fa ho completato il mio percorso nel settore giovanile dell’Empoli, che all’età di nove anni mi aveva preso dal Tavola Calcio, una società dilettantistica vicino casa (Lapo è originario della provincia di Prato, ndr.). La sconfitta ai rigori contro il Sassuolo fu una grande delusione: davvero un peccato, perché quello era davvero un grandissimo gruppo che meritava di più, dopo aver perso ai supplementari anche la finale del campionato Under 17 due anni prima. Purtroppo l’Empoli ha deciso di non confermarmi, svincolandomi a fine stagione“.
Il tutto nonostante tu fossi riuscito a ritagliarti uno spazio importante nel vivaio azzurro.
“Ho giocato praticamente due anni e mezzo in Primavera (con 55 presenze totali, ndr.), cominciando da sotto età e diventando quasi subito titolare. Ho vissuto anche l’emozione della prima panchina in Serie A, nella trasferta contro l’Atalanta, ma durante un allenamento con la prima squadra ho accusato un problema fisico che mi ha fatto entrare in un tunnel senza uscita. Le diagnosi sono state contrastanti e non si riusciva a capire quale fosse il vero problema. Di fatto, ho perso tutta la seconda parte del campionato, riuscendo a giocare solo la gara inaugurale del Viareggio e il playoff contro la Sampdoria a Marassi“.
E al termine della stagione, l’Empoli ha deciso di svincolarti.
“Ho firmato con il San Donato Tavarnelle, società toscana con la quale ho giocato nel campionato di Serie D. Sono partito titolare, col cambio di allenatore sono cambiate un pò le gerarchie ma sono comunque riuscito a giocare con buona continuità (30 presenze complessive tra campionato e coppa, ndr.) compresa la finale di Coppa Italia, persa ai rigori contro il Campodarsego. A fine stagione, nonostante un buon rendimento, non sono riuscito a trovare una squadra: mi sono ritrovato ad allenarmi da solo, con tanti dubbi e domande sul mio futuro, non solo calcistico. E purtroppo non sono l’unico ad aver vissuto un’esperienza di questo tipo“.
Poi, però, è arrivata la chance di YesWeCollege.
“È stata una di quelle cose che succedono per puro caso, una opportunità che mi si è parata davanti proprio nel momento più complicato. Dopo aver dedicato dieci anni della mia vita al calcio, sacrificando spesso e volentieri gli studi perché con il nostro sistema scolastico è davvero complicato portare avanti il percorso accademico e quello sportivo, mi sono ritrovato a un bivio: concedere un’altra chance alla mia carriera oppure chiudere il capitolo calcistico e dedicarmi all’università? Una mattina, mentre mi facevo queste domande, ho visto sui social il post di un mio ex compagno di scuola, Bilel Bai: era stato scelto per andare a giocare in America (a Canisius College, ndr.), ho deciso di scrivergli per chiedere informazioni e adesso eccomi qua, pronto a partire per gli Stati Uniti“.
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Prima di allora non avevi avuto modo di conoscere il progetto di YesWeCollege?
“In realtà avevo visto gli articoli che promuovevano il progetto su Mondoprimavera, ad esempio quando coi miei compagni andavo sul sito per divertirmi a leggere le pagelle dopo le nostre partite. Ma ad essere sincero, non avevo mai dato peso all’iniziativa: quando sei in un settore giovanile di alto livello sei convinto di poter diventare un professionista, pensando che il traguardo sia ormai a portata di mano. Niente di più sbagliato: il salto nel calcio che conta è davvero complicato, ma spesso non ce ne rendiamo conto e sottovalutiamo opportunità che sono altrettanto importanti e che possono darci un futuro non solo nello sport ma anche nel mondo del lavoro in generale, proprio come quella che mi ha offerto YesWeCollege. Ci si accorge troppo tardi delle occasioni non sfruttate, ma fortunatamente ho fatto in tempo a cogliere quella che mi permetterà di diventare uno studente-atleta negli Usa. Mi auguro che il mio esempio e la mia esperienza possano essere un traino e uno stimolo per tanti ragazzi che, proprio come me, escono da un settore giovanile e si trovano a guardarsi intorno senza prospettive e pieni di incertezze sul proprio futuro“.
La partenza si avvicina: quali sono i tuoi programmi da qui allo sbarco negli Stati Uniti?
“A breve riceverò un programma di lavoro personalizzato, studiato dal coach e dai preparatori atletici della mia nuova squadra, per presentarmi al meglio della forma all’inizio della mia nuova esperienza. Comincerò il percorso universitario direttamente in America, ma ancora non ho deciso come indirizzare la mia carriera accademica. A Barton avrò la possibilità di valutare i vari corsi e di scegliere quello più adatto a me, con l’obiettivo di completare nel migliore dei modi il biennio nel community college per poter ambire al passaggio in un ateneo di livello superiore, tanto sul piano calcistico quanto su quello accademico. Adesso potrò tornare a inseguire il mio sogno di diventare calciatore, abbinando al tempo stesso un percorso universitario importante. E se non dovessi riuscire a sfondare, avrò comunque nel curriculum una laurea negli Stati Uniti e una conoscenza ottima dell’inglese: due carte importanti per un futuro da protagonista, non soltanto in campo“.
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