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Primavera Tim Cup

Hellas Verona, un sogno chiamato Coppa Italia

Per la prima volta nella sua storia, la primavera gialloblù ha conquistato l’accesso all’ultimo atto della competizione

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Foto di Martina Cutrona

Un cammino esaltante, a tratti travolgente. Un percorso emozionante. E un traguardo storico. L’Hellas Verona di Nicola Corrent ha conquistato, per la prima volta nella storia della società scaligera, l’accesso all’atto conclusivo della Primavera Tim Cup, in programma il prossimo 10 aprile. Sarà la prima volta, inoltre, che la sfida decisiva per il titolo vedrà protagonista una formazione del campionato Primavera 2.

I gialloblù hanno cominciato la propria avventura in Coppa dal primo turno, vincendo una sfida al cardiopalma sul campo della SPAL. Una doppietta di Zingertas e una rete di Pierobon hanno portato l’Hellas sul 3-0 poco dopo la mezz’ora del primo tempo, ma la reazione degli estensi non si è fatta attendere. Le rete di Campagna e Teyou (doppietta anche per lui) hanno prolungato la sfida ai supplemnentari, dove il gol in extremis di Yeboah ha permesso ai veneti di superare il turno.

Sul campo del Pordenone, l’incontro valevole per i sedicesimi di finale non ha invece avuto storia. Il Verona ha dilagato, ancora una volta, nella prima frazione di gioco, calando un perentorio poker grazie alle reti di Sane, Jemal, Amayah e Nicolau. È stata, questa, anche l’occasione per Corrent di inserire, nella ripresa, qualche ragazzo dell’Under 17, con gli esordi assoluti in Primavera di Jurgens, Bernardi e Florio.

A quel punto della stagione, i gialloblù avevano raccolto solo successi tra campionato e Coppa Italia, prima di una leggera flessione nel mese di novembre. Ma la sfida degli ottavi di finale contro il Cagliari di Max Canzi, secondo nel campionato Primavera 1, ha visto i gialloblù protagonisti di una prestazione da urlo. Un 6-1 esterno davvero impronosticabile alla vigilia, con Udogie e Sane autentici mattatori dell’incontro e i sardi, solo inizialmente in formazione sperimentale, semplicemente annichiliti.

Il modo migliore per chiudere un grande 2019, ma con il nuovo anno la squadra di Corrent è nuovamente incappata in una serie di prestazioni sottotono, con le sconfitte contro SPAL, Entella e Pordenone che avevano pregiudicato primo il secondo e poi anche il terzo posto, a vantaggio proprio dei ferraresi e dell’Udinese. Ma la Coppa Italia, a questo punto, si è rivelata ancora una volta la panacea di tutti i mali, una splendida via di fuga in cui dimenticare i dolori del campionato.

E così sono arrivate le vittorie casalinghe contro il Frosinone, nel quarto di finale tra le rivelazioni della competizione, e contro la Roma nella semifinale di andata. Se contro i ciociari l’Hellas si è resa protagonista di un primo tempo poco brillante (chiuso in svantaggio), per poi ribaltare la situazione grazie a Brandi, Lucas e Yeboah, contro i giallorossi ha impressionato, come già avvenuto contro il Cagliari, per voglia, determinazione, gioco e intensità. Un Verona capace, tra l’altro, di reagire nel migliore dei modi al rigore sbagliato da Sane in apertura, trovando due reti nella seconda frazione (Calabrese dal dischetto e Turra) e fallendo addirittura il terzo gol con una clamorosa occasione capitata ad Udogie.

Infine, l’ultima tappa: la sfida di ritorno al “Tre Fontane” ha messo in mostra una caratteristica forse ancora sconosciuta della banda di Corrent, ossia la capacità di soffrire e difendersi con grinta e ordine. In vantaggio grazie al perfetto sinistro di Lucas, i gialloblù hanno subito il furioso ritorno dei capitolini, i quali con Riccardi, D’Orazio e Calafiori hanno trovato, già entro il minuto 51, tre dei quattro gol necessari a ribaltare l’esito del doppio confronto. Ma la strenua resistenza nel finale ha premiato gli scaligeri, che hanno così meritatamente conquistato una storico ultimo atto. Ad aprile l’avversario sarà la Fiorentina, che ha raggiunto la finale di Coppa per il secondo anno consecutivo: l’Hellas Verona ha già fatto la storia, ma non vuole fermarsi proprio ora. Il sogno è lì a portata di mano, resta solo un’ultima impresa da compiere.

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