Primavera 2A
Padova, l'”Appiani” continua ad essere un simbolo: guida al fortino della Primavera
L’impianto, nel centro storico della città, mantiene il fascino della storia biancoscudata
Un mausoleo di ieri per far crescere il Padova del domani. Lo stadio “Silvio Appiani” esiste ancora e ospita le gare delle giovanili biancoscudate, tra cui quelle della Primavera di Luca Rossettini neo-promossa in Primavera 2a. Il debutto casalingo dell’U19 veneta nel “suo” impianto mitologico ha rievocato le passioni e le sfide di un tempo, in un luogo di culto per tutti i tifosi del Padova nel centro storico di una città d’arte.
La fossa dei leoni
Da un giovane ai giovani, con più di 100 anni di distanza: Silvio Appiani è stato un calciatore del Padova, che il Carso si è portato via all’età di 21 anni durante la Prima Guerra Mondiale nel 1915. Più di un secolo dopo sono proprio i giovani biancoscudati ad onorarne ancora la memoria nel vecchio impianto del club dedicato a lui, che da quasi 30 anni a questa parte non ospita più le gare della prima squadra. Dal 1924 al 1994 l'”Appiani” è stata la casa del calcio Padova e dei padovani, al centro della città vicino ai monumenti più rinomati della città di Sant’Antonio. A due passi da Prato della Valle, sullo sfondo dagli spalti campeggiano ancora le basiliche di Santa Giustina e del “Santo”, dove impera il monumento equestre della Gattamelata di Donatello. Dietro la vecchia Tribuna Est (che presto verrà rimodernata dal Comune) ha mantenuto la sua forma anche la chiesa della Misericordia e il suo monastero, che nei tempi più fulgidi del Padova entravano a contatto con la curva ospite. 28 anni fa, con l’ultima promozione dei biancoscudati in Serie A, il Padova si è spostato all'”Euganeo“, impianto tuttora maldigerito dai tifosi e mai entrato nelle grazie dei canoni estetici sin dal giorno della sua inaugurazione. Appaiono come ricordi sempre più sbiaditi i tempi della “fossa dei leoni” quando il Padova, secondo la leggenda, riusciva a portare almeno 10 punti in più a campionato per la spinta della sua gente e per il calore del suo tifo. Tra aneddoti che sfiorano il mito tra tribuna e campo, l'”Appiani” ha ospitato l’epopea del Padova di Nereo Rocco, terzo classificato nella Serie A 1957-1958, gli esordi di Alessandro Del Piero e l’incredibile 4-4 contro il Grande Torino del febbraio 1949, tre mesi prima della tragedia di Superga. Ora il fortino biancoscudato non ospita più quel grande calcio, ma la Primavera mantiene vivo il ricordo del grande Padova che fu, con le storie di sogni futuri dei protagonisti del presente che si intrecciano con il fascino vintage che si respira all’interno dello stadio.
Tra il vecchio e il nuovo biancoscudato
Niente più problemi di ordine pubblico, niente scontri tra le tifoserie, nessuna necessità di cambiare l’ordine degli eventi nel centro storico per organizzare una partita di calcio. Ora all'”Appiani” ci si arriva comodamente, magari con una camminata dopo aver visitato le bellezze artistiche della città, ma una volta dentro lo stadio (per accedervi è necessario percorrere un vicolo in mezzo alle abitazioni) si viene catapultati dentro l’atmosfera di un impianto “all’inglese” con un tocco biancoscudato. La Tribuna Ovest è nuova di zecca o quasi: seggiolini biancorossi, niente barriere che separano il campo e gli spalti e un parterre di erba sintetica per percepire il terreno di gioco ancora più vicino alla propria postazione. Visibilità ancora eccellente, manto erboso con un fondo in legno (uno dei pochi rimasti in Italia) e gigantografie delle leggende del club dietro lungo tutto il muro della tribuna: un cocktail insolito per una gara di calcio giovanile, dove i calciatori non sentono solo le voci dei compagni e degli allenatori, ma anche le urla che piovono dagli spalti. L’ingresso gratuito agevola la creazione di questo clima e permette, infatti, a tutti i nostalgici di assistere a gare di massimo livello nazionale per quanto concerne il calcio giovanile. All’esordio interno della Primavera contro il Monza non è mancato l’apporto (seppure in versione moderna) della “fossa dei leoni”. Grandi e piccini hanno gioito con fervore al gol del momentaneo pareggio di Beccaro, per una squadra che con lo sbarco da neo-promossa nel campionato Primavera 2 promette sfide élite nell’ambito della categoria U19. Il calore del pubblico non è mancato nemmeno alle finali di Primavera 3 della passata stagione e va in controtendenza con i teatri che ospitano le sfide dei vari campionati Primavera: non solo famiglie e addetti ai lavori seduti sugli spalti, ma anche tifosi del club che colgono l’occasione di esercitare la propria passione e onorare un tempio come l'”Appiani“. Il modus operandi del Padova piace e funziona: i ragazzi di casa crescono e giocano con gli occhi puntati (anche se solo tramite immagini) delle leggende del club come Rocco, Del Piero, Di Livio e non solo, gli avversari vivono il match non da ospiti, bensì da nemici e le contese si infiammano anche grazie ad un livello più alto rispetto a quanto era abituata la Primavera del Padova negli anni passati.
La curiosità di Caneo
Ma la linea di continuità passa anche dal progetto della prima squadra, che osserva dall’alto i prodotti del vivaio all’opera all'”Appiani” con l’intenzione di accoglierne qualcuno nelle gare dei grandi in Serie C. All'”Euganeo” si cerca la promozione in Serie B dopo due annate in cui il salto di categoria non è arrivato a causa della finale play-off, ma Bruno Caneo (nuovo allenatore del Padova da quest’anno) ha chiesto espressamente alla società di poter visitare l'”Appiani” ed esplorarlo da turista del calcio. Ora il suo Padova si appoggia proprio ai giovani Vasic e Piovanello, mentre Luca Moro è partito a titolo definitivo direzione Sassuolo dopo aver fatto le trafila con la maglia biancoscudata nel settore giovanile. Ma Caneo ha già fatto vedere a tutti come di spazio ce ne potrebbe essere anche per i più giovani: Tommaso Ghirardello, attaccante non ancora 17enne, ha calcato il terreno di gioco dell'”Euganeo” da titolare, mentre i portieri Fortin e Mangiaracina sognano il salto delle gerarchie dai pali. Con il campionato appena iniziato le variabili sono ancora indecifrabili nell’ottica della crescita dei ragazzi ben allenati da Rossettini, che ha concluso la sua carriera dopo anni di Serie A proprio con il Padova. L’ex-difensore di Genoa e Lecce ha cominciato dall’U17 patavina la sua esperienza in panchina nella scorsa stagione e con l’approdo in Primavera ha trascinato nel salto di categoria anche i suoi fedelissimi dell’annata passata. I 2005 e 2004 del Padova si fanno largo all'”Appiani“ e continuano a nobilitare un simbolo cittadino in mezzo ad una culla della cultura come il centro storico di Padova: ma tra la motivazione data dalle grandi immagini raffiguranti i miti del club, la nuova struttura dell’impianto e il calore del pubblico, il connubio tra passato e futuro rappresenta un unicum nel calcio giovanile italiano.
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