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Una pagella ti cambia la vita?

Per qualcuno, evidentemente, sì

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Mondoprimavera vi tiene compagnia, da ormai quasi sette anni, raccontandovi ogni giorno le informazioni che ruotano attorno al calcio giovanile italiano. Una passione, quasi una missione, portata avanti per colmare quel vuoto di informazione che c’era, e tutt’ora persiste, su uno degli argomenti che, almeno sulla carta, dovrebbero stare maggiormente a cuore agli appassionati e soprattutto alle istituzioni del calcio.
Negli anni avete imparato ad apprezzarci nel bene e a criticarci in quelle fisiologiche occasioni in cui commettiamo errori. È normale, siamo una redazione di esseri umani, molto spesso di ragazzi, che con questo progetto intendono idealmente piantare il seme della loro passione con la speranza di renderla un domani, chissà, una professione.
È proprio per questo, per il nostro status quo, che ci rammarichiamo quando riceviamo messaggi come quello di oggi pomeriggio. Un vocale, nella fattispecie, col quale un giovane ragazzo che si è già affacciato alla prima squadra e che ormai è agli sgoccioli della propria carriera giovanile, si sente in dovere di correre sui nostri profili social per farci sapere che, noi, di calcio “non capiamo un cazzo proprio”.
Ora, di fronte a certe manifestazioni colorite del pensiero sorgono due domande.
La prima: cosa avrebbe fatto il giovin signore in questione se anziché un sei in pagella l’autore del pezzo gli avesse assegnato una insufficienza?
La seconda, forse ancor più calzante: se evidentemente l’esserti affacciato alla prima squadra, mettendo insieme i tuoi primi minuti da “grande”, ti fa sentire legittimato a esprimere un tale atteggiamento di superiorità, cosa spinge il tuo ego spendere del tempo per venire a sindacare sulla tua pagella su Mondoprimavera in un umido venerdì pomeriggio invernale?
Forse il ragazzo non sa che dietro quel 6, che sicuramente avrà conseguenze disastrose sugli sviluppi della sua carriera, c’è il lavoro di uno, dieci, cinquanta ragazzi a lui quasi coetanei, che stanno facendo un percorso per certi versi simile al suo, seppur dall’altro lato della barricata. Chissà come si sarebbe sentito, lui, se qualcuno gli avesse detto: “Questo a pallone non ci sa proprio giocare”. Questa volta abbiamo deciso di non far passare la cosa in cavalleria. Perché non riteniamo giusto che l’operato di una redazione appassionata, che si mette con dedizione, in maniera del tutto volontaria e senza una remunerazione a disposizione degli appassionati e dei protagonisti del calcio giovanile, possa essere messo in discussione con metodi poco ortodossi e senza un minimo di contraddittorio. Il tutto quando sul nostro sito è presente, ormai da qualche anno, un claim pensato proprio per evitare simili manifestazioni del pensiero. Lo riportiamo testualmente, perché crediamo sia utile una rinfrescata:

1) Si accettano critiche solo se espresse in termini civili;
2) La redazione viene continuamente ruotata: non esistono favoritismi;
3) Non è per un 5,5 in pagella (o per un 6, come in questo caso), che un ragazzo non diventerà
calciatore;
4) Il pallone è prima di tutto un giocattolo. Non scordarlo mai.

E allora, ci auguriamo che queste poche righe servano a qualcosa. Perché le critiche sono quelle che ci fanno crescere. Ma quelle gratuite e pretestuose, oltre che pretenziose e presuntuose, fanno il male non solo nostro, ma di tutto il movimento giovanile.

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