Roma
Roma, De Rossi: “Ammiro il lavoro di mio padre ma sono piu’ ambizioso”
Le parole del tecnico della Roma riguardo la scelta di non allenare in Primavera
Prime giornate calde che ci avvicinano all’estate, e come ben sappiamo la stagione vuol dire una cosa sola, mercato e rinnovi. E’ il caso di Daniele De Rossi, allenatore della Roma subentrato a Josè Mourinho a gennaio di quest’anno. Panchina di certo ambiziosa, soprattutto dopo la brutta gestione con la Spal. I tifosi in primis non sapevo se essere felici o storcere il muso per la scelta della famiglia Friedkin. Daniele però è entrato in punta di piedi ed ha ridato vigore ad uno spogliatoio con il morale a terra, invertendo il trend negativo dell’allenatore portoghese e dando di nuovo una chance alla sua Roma per la qualificazione in Champions League. Risultato che poi a stagione finita non è arrivato, ma è bastato al rinnovo della fiducia della proprietà americana, che a giorni dovrebbe convocare De Rossi in sede per la firma sul prolungamento del contratto.
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Da zero a Primavera
Daniele De Rossi ha avuto bisogno di tempo e assestamento, facendo sembrare inutile il lavoro di Mourinho inutile sotto il punto di vista dei giovani. Lato su cui poi ha lavorato, dando di nuovo spazio a quelli che erano gli inamovibili dello Special One. Bove e Zalewski hanno ritrovato minutaggio e anche Joao Costa ha avuto le sue chance verso la fine del campionato di Serie A. Nella prossima stagione il tecnico romano ha intenzione di lavorare a stretto contatto con la formazione Primavera, che ad oggi è ancora orfana del capo tecnico, in modo da far sì che i migliori prospetti possano essere valorizzati piuttosto che venduti per finanziare il mercato.
Le parole dell’allenatore della Roma riguardo la scelta della panchina
Io non sono voluto partire dal settore giovanile. Io ammiro moltissimo mio padre per quello che ha fatto. Un allenatore mi aveva consigliato di partire da lì, sperimentare tutto quello che volevo, avrei potuto sbagliare e non se ne sarebbe accorto nessuno, ma avrei fatto gli interessi miei o dei ragazzi? Avrei fatto quello che mio padre ha combattuto per trent’anni. Io mi sono reso conto che la mia ambizione era piu’ importante di quella dello sviluppo del ragazzo. Se ti rendi contro di questo non puoi allenare i ragazzi. Per me dovrebbero essere due categorie distinte. Poi, per carità, se vinci sei contento, ti attacchi una bella foto con la coppa a casa e sei felice, ma non deve essere quello il tuo obiettivo, ma prendere un ragazzo e restituirlo migliore di quando lo hai preso.
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