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Zeroli: “Milan una famiglia, sono qui da sempre. Ecco a chi mi ispiro”

Le parole del centrocampista della Primavera rossonera

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Kevin Zeroli è uno dei prospetti più interessanti in ottica futura – e presente – in casa Milan. Un mix di origini italo-nigeriane e una trafila fatta interamente nel vivaio rossonero, dove è entrato quando era ancora un bambino. Il centrocampista classe 2005 è stato il protagonista di Homegrown, puntata di approfondimento pubblicata dal Milan sul canale ufficiale Youtube del club rossonero. Zeroli si è raccontato a 360°, spaziando dai suoi primi passi fino alla recente stagione conclusa con la Primavera, coronata dall’emozione dell’esordio in Serie A. Il giocatore ha parlato di quel debutto, del cammino in Youth League e del rapporto speciale con Abate. Di seguito le sue parole e il video integrale dell’intervista. 

Zeroli racconta i suoi inizi al Milan

Il Milan è una famiglia, è la società che mi ha cresciuto e fatto diventare uomo. Giocavo a Busto Arsizio, in una squadra dell’oratorio insieme a mio fratello. Un osservatore del Milan aveva notato lui, ma alla fine presero me. Allenatori nel settore giovanile? Biffi e Magrin mi hanno dato molto, mi sono divertito tanto con loro. Treccine? Sì, spesso mi hanno etichettato paragonandomi a Gullit. E sarebbe un bel modello da seguire. Quando ero piccolo ammiravo Iniesta, adesso Bellingham ha tante caratteristiche che mi appartengono. Ma so di dover crescere tanto. Dai miei genitori ho imparato a essere sempre umile. 

Kevin Zeroli

Kevin Zeroli con la maglia del Milan – MARTIN COCCIOLO

La Primavera, Abate e l’esordio in Serie A: l’emozione di Zeroli

Quando Pioli mi ha chiamato mi sono tremate un po’ le gambe. Ma poi in campo mi sono sciolto. Esordire davanti ai nostri tifosi è stato bellissimo. Non capivo niente, sentivo qualche urlo di Pioli ma sembrava di essere dento a una bolla. Un bel ricordo di questi anni? La semifinale col Porto: il mio recupero palla e poi il nostro gol. Mi stavo per commuovere. I rigori in Youth League? Ormai era diventata una bella abitudine, è stato bellissimo. Volevo fare gol e basta. La sconfitta in finale? Non è mai bello perdere, però siamo arrivati a giocarcela senza rimpianti. Abbiamo dato tutto. Il rapporto con Abate? Mi ha fatto crescere sulla mentalità, sull’importanza di fare gol. Essere importante per la squadra e cambiare la partita: su questo mi ha aiutato tanto. Per ora è stato l’allenatore più importante per me. 

Il video con l’intervista completa 

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