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[FOCUS]- Casadei fa la storia: sulle orme di Verratti e Zaniolo, il Chelsea parla ancora italiano

Riflessioni a margine dell’affare che ha portato a Londra il classe 2003 ex-Inter

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Eccoci qua. Che l’addio di Cesare Casadei all’Inter fosse ipotizzabile lo sapevamo, ma forse nemmeno il classe 2003 di Ravenna conosceva la sua prossima destinazione fino a qualche settimana fa. E’ bene, dunque, analizzare il trasferimento soffermandoci sulle tre parti coinvolte: la società nerazzurra, il Chelsea e il ragazzo, spostando il focus ad ampio raggio su ciò che ci ha detto il calcio europeo e italiano in termini di crescita dei giovani negli ultimi anni.

 

Un altro sospiro di sollievo

Se la suddivisione non vi basta, componiamo delle sotto sezioni per quanto concerne il Mondo Inter nella sua totalità. La cessione di Cesare Casadei è ossigeno puro per le casse nerazzurre, va detto chiaramente. Arrivano 15 milioni più bonus, una cifra mai vista per un calciatore che non conta nemmeno un minuto tra i professionisti. Risulta altrettanto evidente come Beppe Marotta e Piero Ausilio si siano tolti l’impaccio di dover gestire la situazione Milan Skriniar fino alle ultime ore di calciomercato dopo il naufragare dell’affare Gleison Bremer: con Andrea Pinamonti al Sassuolo e Cesare Casadei out termina il valzer delle cessioni onerose e si compie ancora una volta un piccolo miracolo finanziario del Biscione, senza spargimenti di sangue per Simone Inzaghi. L’ex-tecnico della Lazio conterà su suoi fedelissimi con l’aggiunta di Romelu Lukaku e Robin Gosens al posto di Ivan Perisic nella formazione titolare, con la possibilità di contare su alternative di livello tra centrocampo e attacco, mentre si attendono sviluppi per la retroguardia. Un domino che, ad oggi, fa sorridere eccome il popolo nerazzurro, che non viene depauperato di alcun campione e che affronta con slancio anche la stagione iniziata con la vittoria di Lecce in Serie A.

Aprendo l’album dei ricordi

Ma togliamoci la giacca e la cravatta e lasciamo perdere le vesti temporanee di commercialisti. Suning ha affidato agli uomini giusti la costruzione della rosa in un’altra estate fitta di eventi per l’Inter, che si candida fortemente, comunque, come contender della prossima Serie A. Qui, però, siete su MondoPrimavera, dunque permetteteci di alzare la mano e formulare un paio di ragionamenti. La Primavera dell’Inter ha vinto 3 Scudetti negli ultimi 6 anni, andiamo a leggere i nomi dei giocatori degli MVP: Andrea Pinamonti (2017), Niccolò Zaniolo (2018) e Cesare Casadei (2022). Inutile ripetere la stessa ramanzina sui giovani che in Italia non giocano, sulla cattiva gestione del patrimonio tecnico del settore giovanile da parte dell’Inter e su quanto questi giocatori abbiano performato o meno nelle esperienze successive (perché parlare dopo è operazione comoda e poco saggia), ma mettiamo il mirino sugli acquisti effettuati per colmare i buchi nella rosa della prima squadra che avrebbero potuto colmare Pinamonti e Zaniolo come back-up dei titolari. Escludendo l’arrivo di Radja Nainggolan (rientrato nell’affare Zaniolo), l’Inter ha prelevato dall’estate 2018 in poi Keita Baldè, Matteo Politano, Yann Karamoh, Eddie Salcedo, Lucien Agoumé, Stefano Sensi, Alexis Sanchez, Arturo Vidal, Joaquin Correa e Felipe Caicedo, ma solo l’ultimo di questi è arrivato a titolo gratuito. Si può discutere amabilmente sul rendimento e sulle mansioni tattiche di ognuno di questi giocatori a San Siro in nerazzurro, ma occhio a parlare di apporto sicuro. Nella visione a lungo termine sia Pinamonti che Zaniolo vincono ogni ballottaggio, con la differenza che l’esborso economico per acquisire questi giocatori risulta decisamente superiore al guadagno ottenuto dalle cessioni dei due classe 1999. In nome di una rosa competitiva da offrire istantaneamente ai vari Luciano Spalletti, Antonio Conte e Simone Inzaghi, però, si continua ad ignorare la strada che offre la linea verde. Eppure, il lavoro di scouting e di costruzione del talento che si fa ad Appiano Gentile appare come uno dei meccanismi più oliati nel nostro paese, ma non trova in alcuna maniera una connessione finale con il progetto tecnico della prima squadra. Badate bene però: nessuno intende sposare l’idea di attuare una rivoluzione all’olandese per uno dei club più prestigiosi del nostro calcio e non si vuole predicare una via ferrea e destabilizzante, ma solo suggerire qualcosa in più. L’Inter ha avuto e continua ad avere giocatori pronti per la Serie A, autentici prospetti di livello che brillano anche con le nazionali giovanili. Inserire i migliori fra questi nella rosa della prima squadra come completamenti del roster si candida come una mossa a basso rischio e con un guadagno tecnico quasi sicuro nel medio termine. Ingolosiscono eccome le offerte per i baby-top, ma il bilancio economico rischia di non essere comunque dei più floridi anche grazie ad entrate importanti derivate da cessioni di giocatori della Primavera. Ed è per questo che anche a livello economico la cessione di Casadei potrebbe avere poco senso per l’Inter, ma dipende dalle mosse future che verranno effettuate.

Bisognerà mangiarsi le mani

Ora, però, è bene sbilanciarsi e far scatenare del vero e proprio terrorismo tra i tifosi dell’Inter: Cesare Casadei può davvero diventare il “nuovo” Niccolò Zaniolo. Mettendo a confronto i due talenti all’età di 19 anni si comprende come lo status di entrambi sia sullo stesso piano. Casadei è una mezzala totale, con atletismo, tecnica e gol nelle vene. Sappiamo come la transizione verso la Primavera sia un processo lento per un calciatore delle giovanili dell’Inter, un percorso che impone il passaggio in U17 e U18. Il centrocampista di Ravenna a 16 anni si è preso del minutaggio considerevole in U19, segnando un gol all’esordio alle fasi finali di Youth League contro il Rennes nel 2020 dopo l’interruzione imposta dal COVID-19. Romanticamente, Casadei ha chiuso la sua avventura nerazzurra segnando ancora, facendolo nella zuccata che è valsa il momentaneo pareggio nella finale Scudetto Primavera di Reggio Emilia contro la Roma, poi vinta ai supplementari per 2-1. 74 presenze, 27 gol e 8 assist, dati da attaccante navigato. Il romagnolo, però, ama giocare la palla, muoversi senza di essa ed impattare nel gioco grazie alla sua fisicità: superiore e dominante nella categoria Primavera, presenta delle caratteristiche che possono risultare impattanti in qualsiasi prima squadra del mondo, quali l’intelligenza tattica e la velocità di pensiero. Le impressioni di giornalisti e appassionati sono state confermate dall’interesse del Chelsea, che si è portato a casa il ragazzo con forza sul calciomercato.

[PODCAST]- SOTTO LA LENTE #3, CESARE CASADEI

I Blues vedono ancora azzurro

Il Chelsea e l’Italia, la storia continua. Gianluca Vialli, Gianfranco Zola, Claudio Ranieri, Carlo Ancelotti, Antonio Conte e Cesare Casadei, i Blues amano giocatori e allenatori del nostro paese. L’opportunità a Stamford Bridge non presenta controindicazioni per il 19enne: giocherà nel campionato più importante del mondo, sarà allenato da uno dei tecnici più preparati su scala europea e imparerà da professori nella sua posizione, tra questi il connazionale Jorginho, che potrà aiutarlo nell’ambientamento. Thomas Tuchel ama i giocatori ibridi dalla mediana in su e Casadei può adattarsi ai ritmi alti della Premier League disponendo di una fisicità da top nel suo ruolo. Sarà curioso scoprire come agirà nel centrocampo a due del Chelsea e se verrà prestato per garantirsi del minutaggio senza indossare la casacca dei Blues. Ma l’emozione e la soddisfazione di fare scoprire al mondo un giocatore così promettente dopo aver avuto il privilegio di raccontarlo nelle primissime fasi della sua carriera basta e avanza per sedersi comodi e godersi lo spettacolo.

Verratti il modello

Prima che ve ne andiate tocchiamo un altro punto, però. L’addio di Casadei al calcio italiano non è un danno al nostro movimento o un segnale negativo per la Nazionale. Il ct Roberto Mancini ha dichiarato qualche settimana fa che “i trasferimenti all’estero dei giovani calciatori italiani non rappresentano un segnale né positivo, né negativo”. Nel calcio globalizzato di oggi appare quasi necessario spostarsi per confrontarsi con realtà più adatte alle proprie ambizioni, succede (finalmente con continuità) con i giovani in Italia e succede anche all’estero. La migrazione di diversi prospetti non è un fenomeno che certifica la bocciatura di tutti i metodi di lavoro di una nazione calcistica: la Francia si è rilanciata totalmente lasciando partire i propri giovani all’estero penalizzando la Ligue 1 e l’Inghilterra ha vissuto un periodo simile con l’addio di diversi piccoli crack direzione Germania. Inghilterra e Francia sono le nazioni che hanno vinto gli ultimi Europei U17 e U19, ma oltre al palmarés va considerata la produzione di talenti del Pentagono e oltremanica: Paul Pogba è cresciuto al Manchester United, Jadon Sancho e Jude Bellingham hanno trovato la propria consacrazione al Borussia Dortmund, così come il “nostro” Marco Verratti ha raggiunto la nazionale senza giocare un minuto in Serie A. Si tratta di situazioni diametralmente opposte a quella di Casadei, ma il modus operandi non cambia: il giovane calciatore deve essere in grado di valutare l’opportunità migliore per sé stesso e non badare ad etichette o metodi tradizionali. In Italia arrivano calciatori dall’estero e all’estero arrivano giocatori dall’Italia, ma la bontà dei prodotti non cambia. Manca, quasi completamente, la capacità di inserimento verso il top dei baby talenti, ma l’attenzione generale si sposta sulle necessità dei club e delle leghe su un presente economicamente difficile, mentre soluzioni e proposte restano sullo sfondo. A questo punto verrebbe comodo toccare un punto che meriterebbe altrettanto inchiostro rispetto a quello utilizzato per parlare di Casadei: l’Italia, nel 2022, resta l’unico paese tra i cinque campionati top del continente a non avere le seconde squadre per i club più grandi e (guarda un po’) la Serie A è il campionato dove i teenager hanno il minor minutaggio, un chiaro segnale di come non si favorisca il passaggio da settore giovanile a professionismo. Ma Cesare Casadei resta un prospetto che fa leccare i baffi, per chi lo ha amato in Primavera e per chi lo tiferà in Nazionale a partire dal prossimo Mondiale U20. Sarà il prossimo rimpianto per l’Inter? Forse dagli errori non si impara mai, ai posteri l’ardua sentenza.

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