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Primavera 1

FOCUS – Okoli, il ‘muro’ della Dea che tra studi e passioni vuole diventare il migliore

Il giovane difensore che vuole diventare grande con il mito di Sergio Ramos

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Foto di Martina Cutrona

Ogni casa per essere forte deve avere delle ottime fondamenta e muri portanti resistenti. L'Atalanta questo lo sa benissimo ormai da anni, dove le sue fondamenta sono i giovani del medesimo settore, ormai fiore all'occhiello anche a livello internazionale. Uno dei suoi muri portanti è Okoli Memeh Caleb, difensore centrale di origini nigeriane ma italiano di nascita della squadra Under 19. Nato a Vicenza il 13 luglio del 2001, comincia a tirare i primi calci, all'età di quattro anni, nel Dueville, squadra del suo paese che si unirà successivamente con il Passo di Riva, frazione del paese, insieme al fratello di un anno più grande, David, attaccante: è il 2005, proprio quando il suo futuro idolo Sergio Ramos da Siviglia va a Madrid per indossare la Camiseta Blanca. Qui  vi rimarrà fino a tredici anni, cioè quando passerà al Vicenza, dove oltre a migliorare di giorno in giorno, ha modo di conoscere ed entrare nel cuore del dirigente Mauro Zanotto, verso il quale sarà riconoscente sempre. Al Vicenza ritrova suo fratello, trasferitosi due anni prima, ed avviene la svolta della sua vita: il suo talento non sfugge agli occhi sempre attenti della Dea, accaparrandoselo dopo soltanto una stagione in biancorosso.

Inizia così il suo cammino nerazzurro che lo porterà a vincere il campionato Primavera 1 (nella stagione scorsa) e ad essere uno dei protagonisti, totalizzando 31 presenze e 2 reti (una in campionato e una in Coppa Italia). Grazie al cammino nerazzurro inizia anche la strada in azzurro, visto che proprio in questa stagione ha potuto indossare, per la prima volta, la maglia della nazionale italiana, essendo figlio di genitori stranieri e avendo ricevuto la cittadinanza con il compimento dei 18 anni. Tutto questo continuando a migliorarsi, perché questo è il suo intento: diventare il migliore nel suo ruolo. Un muro di quasi 190 cm, dove alla forza fisica riesce ad abbinare bene velocità e abilità nel gioco aereo senza far mancare il rispetto verso l'avversario, caratteristica, questa, che lo contraddistingue anche fuori dal campo: viene descritto come un ragazzo molto educato, equilibrato nell'uso dei social e che riesce nel contempo a portare avanti i suoi studi per il diploma in 'Servizi Commerciali e Marketing', con la speranza dei suoi genitori di laurearsi non solo tra i campioni del calcio. Le sue 'distrazioni' per staccare dal suo sport preferito sono: la musica e l'NBA. Della prima non ne può fare a meno, come un po' tutti, e anche Nietzsche ne era convinto, arrivando a dire che la vita senza musica sarebbe un errore. L'NBA, invece, lo stimola, con i Lakers suo team preferito e con il compianto Kobe altro suo mito, esempio di talento, rispetto e umanità che proprio lui riesce a ben miscelare. Questo è Caleb, questo è il 'muro' sul quale Brambilla pone ogni sicurezza difensiva per portare a casa il secondo Campionato Primavera consecutivo per sé e per la Dea e sul quale Gasperini porrà al più presto anche la stessa sicurezza, avendolo già convocato in qualche partita tra dicembre e febbraio, seppur non esordendo. Questo è uno dei muri portanti di casa Atalanta.

 

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