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FOCUS – Alessandro Cortinovis, l’Atalanta ha il suo ‘joystick’

Alla scoperta del playmaker-rapper bergamasco d.o.c.

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Foto di Martina Cutrona

Chi non conosce gli arcade, i vecchi videogiochi da sala giochi? Oggi con la PlayStation in casa è meno frequente trovarli in giro a differenza degli anni ’80 e ’90. Uno dei componenti fondamentali di questi ‘cabinati’ era il  joystick , che permetteva di controllare il personaggio o l’oggetto e di avere, quindi, il controllo della situazione. Ebbene, senza dimenticare che ognuno è il ‘joystick’ della propria vita, capita che in certe situazioni bisogna affidarsi a qualcuno che sappia gestire la situazione, come anche nel calcio; mister Brambilla, ad esempio, questa gestione della sua corazzata in mezzo al campo, l’ha affidata ad  Alessandro Cortinovis. Bergamasco doc, del 2001, è il regista della Dea, capace di gestire ottimamente la manovra offensiva nerazzurra con visione di gioco, tranquillità e tecnica. Inizia a sette anni, come attaccante, nel Monterosso, squadra di quartiere bergamasca, spinto anche dalla passione del papà, ex calciatore ma non ad alti livelli, e spesso seguito dal nonno, figura rilevante per la sua vita. In un anno riesce ad attirare su di sé gli occhi attenti dell’Atalanta e dell’Inter che dopo un provino con entrambe approda sotto la Madonnina. Ma non durerà. Dopo due mesi la squadra della sua città si ripresenta ed Ale, ancora bambino, sceglie di giocare ‘a casa’. Dodici anni ininterrotti che lo porteranno a trasformarsi in fantasista nell’U.15, ricevendo la prima convocazione in maglia Azzurra contro il Belgio, e in mezzala nell’U.17, dove nel primo anno (stagione 2017/’18) riesce anche a raggiungere il suo record di reti segnate fin qui, ovvero 14. Mezzala sinistra nell’Atalanta e trequartista in Nazionale. Ed è questo mix di ruoli che, molto probabilmente o quasi sicuramente, lo contraddistingue portandolo al goal quasi con semplicità (5 reti quest’anno, fino a che non sispendesse il campionato per il Sars-CoV-2) ea trovare la giocata giusta senza forzare, con naturalezza, evidenziando però il suo punto debole: il colpo di testa. Qualcuno lo paragona a Morfeo, talento inespresso di Zingonia tra la fine degli anni ’90 ei primi del 2000, per movenze e tocco di palla, ma lui tende ad ispirarsi ad Atalanta e trequartista in Nazionale. Ed è questo mix di ruoli che, molto probabilmente o quasi sicuramente, lo contraddistingue portandolo al goal quasi con semplicità (5 reti quest’anno, fino a che non sispendesse il campionato per il Sars-CoV-2) ea trovare la giocata giusta senza forzare, con naturalezza, evidenziando però il suo punto debole: il colpo di testa. Qualcuno lo paragona a Morfeo, talento inespresso di Zingonia tra la fine degli anni ’90 ei primi del 2000, per movenze e tocco di palla, ma lui tende ad ispirarsi ad Atalanta e trequartista in Nazionale. Ed è questo mix di ruoli che, molto probabilmente o quasi sicuramente, lo contraddistingue portandolo al goal quasi con semplicità (5 reti quest’anno, fino a che non sispendesse il campionato per il Sars-CoV-2) ea trovare la giocata giusta senza forzare, con naturalezza, evidenziando però il suo punto debole: il colpo di testa. Qualcuno lo paragona a Morfeo, talento inespresso di Zingonia tra la fine degli anni ’90 ei primi del 2000, per movenze e tocco di palla, ma lui tende ad ispirarsi ad evidenziando però il suo punto debole: il colpo di testa. Qualcuno lo paragona a Morfeo, talento inespresso di Zingonia tra la fine degli anni ’90 ei primi del 2000, per movenze e tocco di palla, ma lui tende ad ispirarsi ad evidenziando però il suo punto debole: il colpo di testa. Qualcuno lo paragona a Morfeo, talento inespresso di Zingonia tra la fine degli anni ’90 ei primi del 2000, per movenze e tocco di palla, ma lui tende ad ispirarsi ad Isco  proprio per la posizione che ricopre, anche se come molti è incantato da Messi. La vita del ‘Joystick’ di Bergamo non è solo calcio e appena smesso l’abbigliamento sportivo indossa quello streetwear per l’altra sua passione: il rap. Nata durante l’età adolescenziale con altri compagni di squadra, Ale è riuscito a portarla avanti con lo stesso sentimento che ha verso il calcio, incidendo anche qualche brano con suo cugino ed un altro amico, dopo averne addirittura scritto il testo. Un  regista-rapperdefinirlo. Calcio, rap… e PlayStation, con ‘Fifa’, ‘NBA’ e ‘Fortnite’ i suoi giochi preferiti, in attesa del diploma per poi, magari, intraprendere l’università, affascinato dall’idea di diventare telecronista sportivo una volta ‘appesi gli scarpini al chiodo’. Un ragazzo ‘semplice’, con i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi sogni. Il suo sogno? Alzare la Champion’s League. Ovvio che è un sogno di quasi tutti i calciatori ma vedere che la Prima Squadra è ad arrivare ai quarti (ancora da giocare, quando si riprenderà), dopo un lavoro attento ed esemplare della società negli anni, stimola, dimostra e che i sogni si possono realizzare con determinazione e intraprendenza, proprio come un joystick alla guida del personaggio. D’altronde siamo noi stessi i nostri ‘

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