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Sabatini e l’Italia: “Giovani? Appena uno sbaglia da noi finisce in tribuna. In Europa…”
Walter Sabatini, ex ds della Roma, ha parlato alla Gazzetta dello Sport dei giovani, dell’Italia e le differenze con l’Europa.
Walter Sabatini è uno di quei personaggi che non possono essere separati dal calcio, un uomo che lo ha vissuto in tutte le sue sfumature, dall’emozione pura alla strategia. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato per raccogliere le sue riflessioni sui giovani talenti e le differenze tra il calcio italiano e quello europeo. Sabatini, che ha sempre vissuto il calcio in modo viscerale, ha una visione profonda del gioco, sia da dirigente che da osservatore. Per lui, il calcio non è solo un mestiere: è una passione che scorre nelle vene, un’ossessione che lo ha accompagnato per tutta la carriera.
Nel suo intervento, Sabatini ha sottolineato la grande importanza di investire nei giovani, di coltivare talenti che possano essere la base del calcio del futuro. Ma non ha mancato di osservare anche le distanze che esistono tra il nostro calcio e quello europeo, dove le strutture e la visione a lungo termine sono spesso più sviluppate. Secondo Sabatini, il nostro sistema calcistico ha bisogno di un cambiamento radicale per tornare a essere competitivo a livello internazionale. E, come sempre, lui è pronto a fare la sua parte, perché senza calcio, non riuscirebbe a respirare.
Sabatini, i giovani e l’Italia
“Certo, basta avere pazienza. Noi italiani abbiamo manie di persecuzione, celebriamo sempre i funerali e mai le nozze. In Europa se un giovane sbaglia partita non lo condanna nessuno, da noi la domenica dopo è già in tribuna”.
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