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Milan Futuro, partenza falsa: allarme rosso o fa tutto parte del percorso?
Con un bilancio di 6 punti in 8 gare di Serie C, si possono certificare delle difficoltà nell’ambientamento alla categoria del Milan Futuro
Allarmismo ingiustificato o segnali preoccupanti? Ancora fin troppo prematuro fare bilanci, c’è però da registrare un dato inequivocabile. Il Milan Futuro ha accusato tremendamente il tono fisico della Serie C, chiudendo la prima fetta di campionato al penultimo posto del Gruppo B con 6 punti in 8 gare. Penetrando la superficie, cosa ha scaturito una falsa partenza di queste dimensioni? Proviamo ad analizzarlo.
Milan Futuro, dentro i primi momenti di crisi
Soltanto 6 punti in 8 partite, forse il dato a cui si può porre più rimedio, soprattutto aggiustando una serie di statistiche che stonano come note fuori dallo spartito. 8 i gol subìti, che nell’economia del campionato valgono la settima miglior difesa: un dato che però non traduce al meglio una tenuta difensiva che crolla come un castello di carte nei momenti decisivi. Ancora più sorprendenti i numeri sulla produzione offensiva: peggior attacco in Serie C con 4 gol messi a referto, con i 2 acuti di Hodzic a rappresentare la notizia più lieta.
Manca quindi la zona fantasia, con gli impulsi di talento ed estro degli agitatori per eccellenza: Liberali, Cuenca e Traoré hanno steccato la partenza di campionato e sommando i loro gol saremmo fermi a 0. Tutto, in maniera tanto inspiegabile quanto affascinante, in controtendenza rispetto alle due splendide vittorie in Coppa Italia: lo 0-3 al Lecco, con primo storico gol di Liberali e folgorante doppietta di Jimenez; l’1-2 al Novara nel secondo turno marchiato a fuoco dalla doppietta di Camarda.
Vale la pena quindi innescare un pericoloso cortocircuito concettuale, cominciando a creare allarmismo? Anche no, il momento di flessione è sicuramente da ricercare in una prima fase di adattamento ad un contesto nuovo. E soprattutto, i rossoneri del futuro stanno cominciando a sbattere con le strane regole del calcio dei grandi, spesso governato non dalla meritocrazia, ma dalla forza dei nervi.
I precedenti rassicuranti
Come spesso capita, a fare da apripista con idee visionarie è stata la Juventus. Analizzando però il percorso dei bianconeri nell’adattamento ad un tritacarne come la Serie C, scopriremmo dei risultati contrastanti. Nella stagione d’esordio, il 2018/19, un dodicesimo posto utile però a far ambientare talenti come Fagioli, Nicolussi-Caviglia e Mavididi. I primi due sono ormai in pianta stabile in prima squadra (forse anche troppo tardi e con troppi anni di superflua e controproducente gavetta nelle categorie inferiori). Nel caso dell’inglese con origini congolesi, l’impatto è arrivato con qualche stagione di ritardo al Leicester.
Nel 19/20 il posizionamento è simile (decimo posto) ed esplodono talenti come Kastanos, Dragusin e Dany Mota. In poche parole, l’impatto con il professionismo non è immediato e un periodo di flessione è quasi scontato. Eccezione che conferma la regola? L’Atalanta U23, che nel debutto lo scorso anno ha chiuso al quinto posto e in questa stagione sta confermando e consolidando uno status con grandi margini di crescita. Specialmente con un Vanja Vlahovic così trascinante, con un impressionante media di 1 gol a partita (8 su 8 al momento).
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