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Milan, Mastour consiglia Camarda: “Giochi col sorriso”

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Hachim Mastour

Hachim Mastour, in una lunga intervista concessa a MilanNews.it, ha dato preziosi consigli a Francesco Camarda. L’ex ragazzo prodigio del settore giovanile rossonero si è espresso parlando del giovane attaccante, che sta vivendo un percorso molto simile a quello da lui vissuto alle origini. Prima di perdersi e di finire fuori dal calcio “che conta”, Mastour era infatti universalmente riconosciuto come uno dei prodotti più interessanti fuoriusciti dal vivaio del Milan. La sua carriera non ha poi rispettato le attese e oggi, a diversi anni di distanza, proprio Mastour è tornato a parlarne, dispensando preziosi consigli a Camarda. Ecco le sue parole.

Mastour e i consigli a Camarda

Su Camarda: “Chiaramente mi rivedo in lui, ha fatto cose che ho fatto io. Quel che gli posso dire è di continuare così, di giocare col sorriso e trovare ogni giorno il piacere di entrare in campo e dimostrare prima di tutto a se stesso che giocatore è. È lui che entra il campo e se non ha la testa libera è difficile, quindi deve essere bravo a liberarsi dalle pressioni. Certo, San Siro fa paura ma a quell’età lì son due le cose: o ti spaventi di entrare o ti esalti. Fa molto parte del carattere del ragazzo, ma penso che l’incoscienza dell’età lo porti a esaltarsi”.

Sul mancato esordio col Milan: “Io mi sentivo pronto. Sin dai primi allenamenti mi trovavo a mio agio, con Seedorf mi trovavo benissimo e Kakà dal primo giorno mi ha preso sotto la sua ala. Imparare da lui fu incredibile. Era una grande squadra se ripenso ai giocatori che c’erano. Ho un sogno dentro: tornare un giorno al Milan”.

Sul retroscena con Filippo Galli: “Il calcio fantasioso è sempre più raro, ci si limita più agli schemi che i calciatori fanno propri e quando si guardano le partite probabilmente il divertimento è minore. Galli era innamorato della mia tecnica e mi dava consigli. Il percorso che lui vedeva per me era più cauto, diverso da quello che ho fatto. Alla fine le mie abilità mi portavano a giocare con quelli più grandi, al punto che dal settore giovanile ho fatto subito il salto in prima squadra. Aveva ragione, avevo bisogno di un percorso più graduale”.

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