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Inter-Parma, il testacoda tra due filosofie agli antipodi

La rosa più giovane contro quella più anziana del torneo: Inter-Parma diventa la battaglia anche tra due modi di concepire il calcio

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Haj Parma
Inter Parma

Un testacoda, concettuale e di ambizioni: la Serie A apre le tende del sipario al San Siro, dove Inter-Parma di venerdì alle 18:30 fa da apripista alla 15a giornata di campionato. La partita della ripartenza per gli uomini di Inzaghi, che vogliono archiviare alla voce “brutti ricordi” lo spavento preso domenica scorsa, a seguito del malore di Edoardo Bove. Eppure, è anche il match che racchiude tutte le contraddizioni (o forse il fascino) di un torneo fatto di antitesi, di duelli di ideali e di modi di fare calcio totalmente opposti.

Inter-Parma,

28,3 contro 22,1: non sono delle strampalate quotazioni sull’esito della gara, bensì i simboli di tutte le differenze che questa partita racchiude dentro di sé. Si tratta infatti dell’età media delle ultime due formazioni scese in campo. I nerazzurri (orfani anche di Acerbi e Darmian, che avrebbero ulteriormente ritoccato verso l’alto il conteggio) schierano un blocco esperto, navigato, uno dei più “anziani” dell’intero torneo. Nel secondo caso invece, un Pecchia alle prese con un’infermeria più trafficata del centro di allenamento, creava la sua personale masterclass stendendo 3-1 la Lazio con uno degli undici più giovani della A. La vittoria di Haj Leoni, i due giovanissimi volti da copertina di questo Parma.

Il testacoda assume ancora più consistenza allargando l’inquadratura all’intero gruppo squadra: in questo caso, siamo infatti di fronte alla squadra più anziana del campionato (l’Inter, con 29,3 anni di media) contro quella in assoluto più giovane (il Parma, con 23,6). Una forbice di 5,7 anni di differenza nei due roster. Spunto di riflessione che certifica sicuramente una differenza nelle ambizioni, con i ragazzi di Inzaghi che ambiscono ad entrare nel tavolo delle grandi d’Europa mentre i crociati devono prima di tutto confermare la categoria.

Ma sotto c’è anche altro: una differenza di vedute sostanziale, con gli emiliani che nel momento di totale emergenza ricercano risultato, giocate e talento nella freschezza dei propri ragazzi. La vittoria di un’ideale è la diretta conseguenza dell’analisi una consapevolezza: Pecchia ha già compiuto il suo personalissimo miracolo, dando credibilità, concetti e argomenti offensivi a un gruppo giovanissimo. Un gruppo che ora può sognare in grande, tentando anche l’impresa a San Siro contro i campioni in carica.

 

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