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EDITORIALE – Italia e i giovani, il talento c’è… rendiamolo “libero”
L’ennesimo risultato positivo nell’ambito delle Nazionali minori solleva molti dubbi
Sono ormai anni che il settore giovanile è diventato un discorso di “moda” in tutti i bar italiani. Esattamente da quando il Barcellona decide di puntare su un 2004 e un 2007, parliamo di Gavi e Lamine Yamal, da quando il Borussia Dortmund schiera titolari Moukoko e Bynoe Gittens, da quando un certo Pep Guardiola decide di panchinare Kyle Walker per dare spazio ad un aitante Rico Lewis (2004). Tante le chiacchiere e tante le lamentele quando poi si parla del palcoscenico italiano. Spesso e volentieri la “scusa” di non avere il talento in casa è diventata di dominio nazionale. La verità? La verità è che in Italia il talento c’è, e anche di buona prospettiva. Sembra ieri, eppure chi ha avuto il coraggio di lanciare Tommaso Baldanzi nel 2022, Aurelio Andreazzoli, alla fine ha avuto ragione, mostrando fiducia nel ragazzo e dandogli il tempo di crescere. Stesso discorso per il classe 2004 Michael Kayode, di proprietà della Fiorentina e che ad oggi è diventato il proprietario della fascia destra della formazione gigliata, e la lista potrebbe essere ancora lunga.
In Italia il talento c’è
Quando parliamo dei nostri settori giovanili purtroppo non si ha la conoscenza adatta dell’argomento di cui si tratta. Nel giro di due anni la Nazionale italiana è l’attuale campione d’Europa alla vigilia della nuova edizione, mentre la formazione Under 17 si è appena laureata come migliore della categoria nel vecchio continente. Se facciamo un salto un anno indietro invece troviamo la selezione Under 20 vice campione del Mondo e l’Under 19 campione d’Europa anch’essa. In questo biennio, al di fuori della prima squadra, l’Italia ha portato tre squadre giovanili in finale, vincendo due volte e perdendo una. Quanto ancora serve dimostrare prima di capire che, forse, di sbagliato c’è qualcosa nella gestione?
Lasciamo libero il talento
E’ fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale, è necessario non farsi sconfiggere. La cosa importante è sentirsi soddisfatti sapendo di aver dato tutto. Queste le parole di Roberto Baggio in una lettera rivolta ai giovani, letta in diretta tv in ambito extra calcistico. In Italia il coraggio di farli sbagliare c’è? La risposta sembra alquanto scontata e ovvia, e lo dimostrano i dati. Purtroppo nel nostro Paese il problema piu’ grande non è lanciare i giovani, ma il bombardamento mediatico che gira intorno al calcio. I tecnici, come tutti gli addetti ai lavori, puntano a proteggere il talento, a volte anche a costo di farlo giocare in un altra nazione. Sono sempre di piu’ infatti i giocatori giovani che decidono di scegliere altri campionati per accumulare esperienza e minuti. L’esempio piu’ classico è quello di Simone Pafundi, classe 2006 cresciuto nell’Udinese e adesso in forza al Losanna, in Svizzera. E’ necessario un cambiamento, ed è necessario subito, per il bene del palcoscenico calcistico italiano e per il bene dei ragazzi che ne fanno parte.
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