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Buffon sul figlio Louis: “Alla sua età giocavo in A, ma sono orgoglioso di lui. Quell’aneddoto sulla Juve…”

Gianluigi Buffon, capo delegazione della Nazionale, ha parlato dell’esordio tra i professionisti del figlio Louis, in campo col Pisa.

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Gianluigi Buffon

Il weekend andato da poco in archivio ha visto, per quanto riguarda il campionato di Serie B, l’esordio tra i professionisti di Louis Thomas Buffon. Il figlio di Gigi Buffon, di ruolo attaccante, ha debuttato in cadetteria nei minuti finali di Spezia-Pisa, scendendo in campo con la maglia dei nerazzurri. Un’importante soddisfazione per il giovane centravanti, autore finora di 6 gol in 20 partite con la Primavera del Pisa. L’ex portiere, oggi capo delegazione della Nazionale italiana, ne ha parlato in occasione del master in Management delle Imprese Creative e Culturali della Luiss Business School di Roma. Di seguito le parole di Buffon sul figlio Louis Thomas.

Gigi Buffon, le parole sull’esordio di Louis Thomas

“Le analogie con Thomas sono che abbiamo esordito tutti e due a 17 anni. Io a 17 anni e 10 mesi, lui a 17 anni e 3 mesi. Però gli ho detto: la differenza è che io ho giocato Parma-Milan da titolare in Serie A, tu hai fatto tredici minuti di Spezia-Pisa. Che è una partita importante, ma di Serie B. Però a parte gli scherzi sono veramente orgoglioso perché lui ha iniziato a giocare per davvero tre anni fa: ha fatto un anno in una squadra di Torino, poi è andato a Pisa l’anno scorso e ha già esordito. Significa che ci ha messo tanto del suo e questo mi emoziona, lui è un ragazzo ma è come se fosse un quarantenne: è un ragazzo grande e maturo”.

Buffon sul figlio Louis: l’aneddoto sulla Juventus

“Louis inizia a giocare che aveva 8 anni e me lo chiede la Juve. Io non chiedo mai niente a nessuno, perché voglio essere libero e sereno di poter guardare in faccia tutti. La Juve me lo chiede e lui mi fa, dopo un anno e mezzo: ‘Papà, non mi diverto più’. A 8-9 anni facevano cinque allenamenti a settimana più la partita il weekend. Io alla sua età facevo uno-due allenamenti massimo a settimana. A 8 anni c’è bisogno di libertà, di vita sociale, per cui io lo capisco e lo accompagno in questa scelta. Dopo sei mesi la Juve mi chiede di mandarlo, io glielo chiedo e lui dice sì, allora andiamo. Ma dopo sei mesi mi dice di nuovo che si è stancato. Allora io gli dico: ‘Amore mio, tu torni a casa però con la Juve ci mettiamo una pietra sopra’. Per cui lui per quattro anni, anche per ribellione, non fa niente, gioca a Fortnite e mi chiede di accompagnarlo ai tornei di Fortnite all’estero. Lui è arrivato a 14 anni così, io a 14 anni ero già in giro per l’Italia e l’Europa con la Nazionale”.

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