Meteore
Meteore – Che fine ha fatto…Matthias Lepiller, l’attaccante che calciava fortissimo
La contrastante carriera del talento francese, da “enfant prodige” al ritiro precoce
«Tira!». È questo il coro che domina il Bentegodi ogniqualvolta Matthias Lepiller ha la palla tra i piedi. I tifosi dell’Hellas Verona hanno imparato in poco tempo ad amarlo, a renderlo uno dei giocatori a cui sono maggiormente affezionati: quel ventitreenne francese, arrivato come un autentico oggetto misterioso in prestito dalla Fiorentina, li ha conquistati a suon di tiri potentissimi e gol decisivi. Bordate imprendibili a risolvere partite complicate.
Matthias Lepiller è partito da Le Havre, città della Normandia famosa per il suo porto e la sua architettura. Qui è nato e qui è cominciata la sua carriera, con la trafila delle giovanili e il debutto in Ligue2 a soli 16 anni. Nel 2006, la prima svolta: la Fiorentina, società da sempre attratta dai giovani talenti, lo preleva per farlo giocare in Primavera, investendo la bellezza di 600.000 euro. Lepiller ripaga la fiducia della dirigenza viola e lascia un’ottima impressione, formando una coppia d’attacco formidabile con Samuel Di Carmine. I due si integrano alla perfezione e, nella stagione 2007/2008, conducono i viola allenati da Alberto Bollini fino alla semifinale scudetto.
Ma sono anni in cui il salto in prima squadra è assai arduo: la formazione allenata da Prandelli può contare su giocatori del calibro di Pablo Daniel Osvaldo, Adrian Mutu, Giampaolo Pazzini e Christian Vieri. Farsi spazio, per un giovane della Primavera, risulta complicato. Lepiller svolge il ritiro con i grandi, segna anche un gol in amichevole contro la “sua” Primavera e viene descritto come un talento molto promettente in ottica futura. È un attaccante rapido e potente, prestante fisicamente e dotato di un ottimo tiro. Si muove principalmente da seconda punta o da trequartista, preferendo agire sul lato sinistro dell’attacco per poter rientrare sul piede forte, il destro. Ma il tanto atteso debutto in Serie A non arriva.
Nell’estate 2008, dunque, si delinea per lui la via del prestito. Dopo che il trasferimento al Queens Park Rangers sfuma per il mancato accordo economico, passa agli svizzeri del Grasshoppers. Qui però trova spazio solo con la seconda squadra, quindi a gennaio rientra dal prestito e riparte, sempre a titolo temporaneo, alla volta del Belgio. Approda all’Eupen, piccola società che milita nel campionato di seconda divisione: è qui che Matthias Lepiller ha l’occasione di mettersi in mostra per la prima volta nel calcio professionistico. 4 reti nella seconda metà del 2008/09, 14 la stagione successiva, con cui contribuisce in modo decisivo alla prima storica promozione del club in prima divisione. L’anno seguente, pur impiegato con continuità, non riesce ad evitare la retrocessione del club vallone.
Dopo tre anni passati tra Svizzera e Belgio, periferia del calcio europeo, Lepiller si sente pronto a misurarsi con il calcio italiano. La Fiorentina lo gira nuovamente in prestito, questa volta al Verona: i gialloblù, allenati da Andrea Mandorlini, sono appena tornati in Serie B, ponendo fine a quattro anni bui trascorsi in Lega Pro. La prima parte di stagione è da vero oggetto misterioso: il tecnico ravennate non lo impiega mai, per il francese le uniche apparizioni sono con la squadra Primavera. «Ero arrivato fuori forma, ci ho messo un po' a convincere il mister, ma la seconda parte della stagione è andata bene». La lunga attesa è infatti ripagata nel modo più sorprendente e folgorante: il 6 gennaio 2012, pochissimi minuti dopo il proprio esordio nella serie cadetta nel match casalingo contro il Modena, trova il gol con un destro secco appena dentro l’area, leggermente deviato da un difensore. È la marcatura che lancia una rimonta entusiasmante, coronata dalla zampata di Juanito Gomez nel finale. Qualche settimana dopo, arriva la doppietta decisiva al Grosseto: prima una magnifica parabola dai 30 metri che si spegne sotto l’incrocio, poi un’altra splendida stoccata di controbalzo, che si insacca inesorabilmente alle spalle di Narciso.
È un’apparizione abbagliante. L’oggetto misterioso si è rivelato con classe e potenza, proponendosi ora come valida alternativa a disposizione di Mandorlini. A tratti discontinuo e per lunghi tratti fuori dalla partita, Lepiller ha la capacità di accendersi all’improvviso e di risolvere le partite con giocate di grande qualità. Così avviene anche contro il Livorno, con un altro eurogol, questa volta su punizione, a sbloccare e decidere una partita complicata. Le sue doti balistiche hanno ormai conquistato il pubblico veronese, che ne invoca il tiro ogni volta che entra in possesso di palla. «Tira!» diventa il tormentone delle partite interne dei gialloblù: «Non potrò mai dimenticarlo, già quando passavo la metà campo sentivo i tifosi che mi gridavano di tirare, prendevo palla e subito c'era il boato della gente, fantastico. Erano incredibili, e anche fuori dal campo c'era grande affetto».
La stagione dell’Hellas si chiude con la sconfitta in semifinale playoff per mano del Varese. L’estate seguente, Lepiller chiude l’infinita stagione dei prestiti, rescinde il contratto con la Fiorentina e si accasa al Novara. Anche qui l’inizio non è dei più semplici: Attilio Tesser non gli concede molto spazio, ma con l’arrivo in panchina di Alfredo Aglietti il francese acquisisce nuovamente fiducia e torna a mettere in mostra le proprie qualità. Il suo contributo nella cavalcata degli azzurri verso i playoff è sostanzioso, fatto di 6 gol, altrettanti assist e altre giocate preziose. Se i gol a Padova e Ascoli sono altre meraviglie della collezione, contro Juve Stabia e Cittadella segna anche di testa, certamente non la specialità della casa. Gli altri gol, contro Empoli e Spezia, regalano una lusinghiera curiosità: come già accaduto a Verona, quando lui segna la sua squadra conquista i tre punti.
L’annata del Novara, che vanta in rosa elementi come Pablo Gonzalez o un giovanissimo Bruno Fernandes, si interrompe in semifinale playoff, con la sconfitta contro l’Empoli. La stagione successiva, invece, si rivela complicata e priva di soddisfazioni. Trova un solo gol, a novembre contro il Latina, si rompe il crociato e a fine stagione, con la squadra retrocessa in Lega Pro, rimane svincolato. A novembre 2014 firma con la Juve Stabia, con la quale giocherà dunque in terza serie. Ritrova anche il gemello del gol dei tempi della Primavera, Samuel Di Carmine, ma ormai qualcosa si è rotto e Lepiller non riesce più ad essere felice. Colleziona la miseria di 13 presenze e 2 gol tra campionato e Coppa Italia Lega Pro e ad aprile rescinde il contratto. Rimane svincolato, ma è una sorta di ritiro anticipato. A soli 26 anni. «Alla Juve Stabia ho trovato una situazione disastrosa e ho deciso di chiudere. Avevo richieste da paesi esteri lontani, ma sono tornato in Francia, a Le Havre, dove ho aperto un ristorante. Volevo fermarmi con quel mondo, non riuscivo più ad essere felice, tra gente che si dimentica troppo in fretta di te e che ti considera solo fino a quando gli servi. Se non è un piacere allora non ha senso, così mi sono fermato completamente».
Oggi, Matthias Lepiller è un uomo che ha preso nuovamente possesso della propria vita, ritrovando gioia e serenità anche nelle piccole cose quotidiane. Gioca con una squadra di amici, nei ritagli di tempo concessi dall’attività del suo ristorante, ed è diventato allenatore del Saint Romain Athletic Club Fanion, una piccola compagine dei campionati regionali francesi. Ma una caratteristica, certamente, non ha perso: «Se calcio ancora così forte? Anche se ora gioco tra i dilettanti, quello non si perde mai, ti rimane sempre».
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