Meteore
Meteore – Che fine ha fatto… Assane Gnoukouri: il sogno Inter spezzato da cuore e legge
Il nome di Assane Demoya Gnoukouri, a primo impatto, potrebbe non far scattare immediatamente la scintilla dei ricordi. E sicuramente lo farà ancora meno quello di Alassane Traoré, un altro nome tutt’altro che famoso in ambito calcistico. In realtà, stiamo però parlando della stessa persona: di un calciatore che, qualche anno fa, era riuscito a imporsi con la maglia dell’Inter, giocando diverse partite sia in Serie A che in Europa League. Adesso qualcosa vi sta tornando alla mente? Ecco, sedetevi comodi. In questa puntata di “Meteore”, speciale rubrica di Mondoprimavera.com, vi racconteremo l’assurda storia del centrocampista ivoriano, noto prima come Gnoukouri e adesso speranzoso di costruirsi un futuro col suo nuovo nome.
L’arrivo in Italia, l’exploit nell’Inter e le prime difficoltà
Nato il 28 settembre 1996 ad Abidjan, in Costa d’Avorio, Assane Gnoukouri è stato uno dei talenti emergenti del calcio internazionale nel 2014. La sua carriera promettente è stata purtroppo segnata da gravi problemi di salute e diatribe legali che hanno segnato la sua vita e prematuramente interrotto il suo percorso da calciatore professionista. Gnoukouri era approdato in Italia da adolescente alla fine del 2013, dopo aver chiesto asilo al nostro paese, iniziando a giocare a calcio nel Marano. Notato da un osservatore dell’Inter, che subito ne comprese l’enorme potenziale fisico e tecnico, venne immediatamente inserito nel settore giovanile nerazzurro, dove diventò uno dei punti fermi della Primavera allenata da Stefano Vecchi, dove aveva in Federico Dimarco uno dei compagni di squadra. Con l’Under 19 di Vecchi vinse una Viareggio Cup da protagonista, in un’Inter trascinata dalle reti di Federico Bonazzoli, conquistandosi le attenzioni di Roberto Mancini.
L’allenatore della prima squadra, colpito dai progressi di Gnoukouri, decise di lanciarlo in Serie A: dopo averlo fatto debuttare contro l’Hellas Verona, Mancini lo schierò dal primo minuto a San Siro, in occasione del derby con il Milan. Il giovane centrocampista, appena diciottenne, fece una buonissima figura nella stracittadina, facendosi notare per la pulizia di passaggio e l’apporto in quanto a corsa e fisicità in mezzo al campo. Seguirono così altre tre presenze nel finale di stagione, con la prospettiva di una conferma in prima squadra nell’anno successivo. In estate arrivarono però Kondogbia e Felipe Melo, togliendo spazio allo sbocciare del giovane ivoriano, che trascorse gran parte della stagione in panchina, collezionando soltanto tre presenze tra i grandi. Per un periodo, venne anche nuovamente parcheggiato nella Primavera, con la quale si tolse la soddisfazione di vincere la Coppa Italia.
Il prestito e lo stop forzato
L’addio di Mancini e l’arrivo di Frank De Boer sulla panchina dell’Inter, all’inizio della stagione 2016/2017, spinsero Gnoukouri a provare a giocarsi nuovamente le sue carte in nerazzurro. Dopo un inizio promettente, con 4 presenze nelle prime otto gare del campionato, anche l’olandese lo relegò a un ruolo marginale, che rimase anche con il successivo approdo di Stefano Pioli all’Inter. La società, consapevole delle necessità del giovane di giocare con continuità, scelse dunque di cederlo in prestito all’Udinese durante il mercato di gennaio. Ma anziché migliorare le cose, la sfortuna iniziò ad accanirsi sul giovane centrocampista, che a Udine riuscì a malapena a collezionare un’apparizione in panchina.
Durante un controllo medico gli viene infatti diagnosticata un’infiammazione alle pareti del cuore, probabilmente dovuta a un virus contratto in Africa nei mesi precedenti. Un problema serio, che lo costrinse a un immediato stop: dopo vari tentativi di recupero e consultazioni mediche, era diventato chiaro che il rischio per la sua salute era troppo alto per permettergli di continuare a giocare. Il periodo di inattività lo ha portato fino al 2019 quando l’Inter, dopo aver provato in tutti i modi ad aiutarlo, risolse il suo contratto mettendo di fatto la parola fine alla carriera professionistica di Gnoukouri.
Le vicende legali e l’aiuto di Kessie
Ai problemi di salute, si sono poi aggiunti quelli legali. Assane era arrivato in Italia da ragazzo, insieme al fratello minore Wilfried: entrambi erano stati adottati dal signor Gnoukouri, ma dalla fine del 2017 la loro situazione divenne oggetto di indagini da parte della Procura di Parma. Emerse che il centrocampista era vittima inconsapevole di una truffa, che ha portato a tre arresti per favoreggiamento dell’immigrazione e ingresso illegale di calciatori. Una situazione che, per diverso tempo, ha costretto l’ex giocatore dell’Inter a vivere in Italia da irregolare, bivaccando nei pressi della stazione Centrale di Milano prima di ricevere l’aiuto del connazionale Frank Kessie, ai tempi calciatore del Milan.
Dagli atti della Procura è emerso inoltre che sarebbe nato nel 1994, non nel 1996. Inoltre, Wilfred non sarebbe suo fratello né un parente. Questa rivelazione ha complicato ulteriormente la vita di Gnoukouri, mettendo a rischio la sua permanenza in Italia. Il 31 ottobre 2023, dopo aver rischiato l’espulsione in quanto immigrato irregolare privo di permesso di soggiorno, la questura di Piacenza ha provveduto a rilasciare un permesso di soggiorno a nome di Alassane Traoré, riconoscendolo vittima della tratta di calciatori minorenni.
I tempi recenti e il sogno di tornare a giocare
“Un agente mi dice se voglio andare in Italia, che sarei anche andato a scuola. Parla con mia madre, è contenta che mi diano quest’opportunità. Io sognavo di fare il calciatore, che potevo dire?”. All’improvviso, dopo anni, cambia tutto: “Mi dicono che i documenti sono falsi, ma il falso mica l’ho fatto io. Il signor Gnoukouri, che mi aveva adottato, non l’ho più sentito. Lui e l’agente promettevano che avrebbero mandato i soldi dell’Inter a mia madre, ma non era vero. Sa cosa fa rabbia? Che ho dato il cuore. Per il mio agente, mi sono fidato. Ma anche per il padre adottivo: il mio l’ho perso da piccolo e lui l’ho trattato come un padre vero. Per l’Inter, perché ho sempre lavorato duro. Futuro? Mi fido di me. Mi alleno, il calcio è il mio lavoro, devo ricominciare. Voglio dare a mia madre una casa, voglio che mi veda felice così è felice anche lei”.
Una vita piena di difficoltà da mettere alle spalle e un futuro in cui spera che il pallone sia ancora un amico fidato. Che i suoi anni siano ventotto oppure trenta, Alassane Traoré ha ancora la volontà di tornare a calcare l’erba verde di un campo da calcio, con la voglia di dimenticare i problemi cardiaci, le problematiche legali e le persone che lo hanno tradito. Soltanto lui e un pallone: come nei più bei sogni di ogni bambino.
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