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ESCLUSIVA – Dal passato alla Juve al ruolo di Mental coach, Marchese: “Oggi vince chi è forte di testa”

Marco Marchese, pioniere del mental coach in Italia, ha parlato ai nostri microfoni dei giovani, della salute mentale e della sua scuola.

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Immaginiamola come un combattimento, uno scontro contro l’ansia e la paura. Ci sono casi in cui una passione diventa sintomo di infelicità. Una lotta impari contro quello che sta diventando il tuo più grande nemico. Un problema che coinvolge molti calciatori giovani e esperti, che negli ultimi anni però hanno deciso di uscire allo scoperto. Lo hanno fatto ad esempio Alvaro Morata e Michail Antonio. La soluzione è una sola: farsi aiutare. In questo contesto si inserisce la Mental Coaching Footbal School (I DETTAGLI), una scuola fondata da Marco Marchese, uno tra i più innovativi mental coach in Italia. La sua scuola è stata fondata insieme all’avvocato Jean Christophe Cataliotti e ha l’obiettivo di formare professionisti in grado di supportare i calciatori. Marchese ha rilasciato in un’intervista ai nostri microfoni. Queste le sue parole.

Ruolo mental coach e percorso da seguire

Marchese ha voluto chiarire quale sia il ruolo del mental coach: “É ben distinto da quello dello psicologo. L’obiettivo è quello di migliorare le perfomance dell’atleta, aiutandolo a raggiungere i suoi obiettivi. Non lavoro sul passato del ragazzo”. 

Per permettere al calciatore di uscire da un labirinto di paure e ansia, viene seguito un percorso ben preciso: “In primis, parto da un’analisi algoritmica, 200 domande dove emergono i punti di forza e debolezza del ragazzo. Dopo si passa allo step successivo, il così detto “percorso vision”: si tratta di chiarire quali siano le priorità, i valori e i desideri di una persona. La maggior parte dei punti di debolezza sono dovuti allo stress, a una bassa autostima o alla paura di un giudizio altrui. Come si raggiunge la serenità mentale? Con la consapevolezza di dover attraverso un percorso lungo e frustrante”. 

Marchese, mental coach in Italia e giovani

Prima di intraprendere  questo percorso, Marchese ha giocato nelle giovanili della Juventus. Successivamente, a causa di un problema, è stato costretto ad appendere gli scarpini al chiodo: “Durante un amichevole, mi capitò di avere un attacco epilettico. Dopo vari accertamenti sono stato costretto a lasciare il calcio. Successivamente mi sono appassionato di crescita personale e ho deciso di tramutare la mia passione in una professione. Svolgo il lavoro di mental coach da 14 anni e all’inizio gran parte delle persone mi prendevano come pazzo. Ho lavorato con società come la Pro Vercelli, grazie alla fiducia del direttore Varini e di mister Moreno Longo”. 

Secondo Marchese, i giovani sono tra le figure che hanno bisogno di aiuto: “Viviamo in una realtà in cui se un ragazzo non sa vivere bene la pressione, viene sovrastato.I social passanno il messaggio che tutto è semplice. Nel calcio, l’aspetto fisico e tattico si è allineato molto: oggi vince chi è forte mentalmente, chi ha una visione chiara davanti a sè”.

La scuola di mental Coach

L’obiettivo di Marco Marchese è chiaro: formare professionisti che siano in grado di supportare gli atleti nella gestione mentale: “Questa idea è nata insieme all’avvocato Jean Cristophe CataliottiLe lezioni inizieranno il 16 gennaio e dureranno 6 mesiCi sarà una parte teorica e pratica: andremo sul campo per mettere in pratica i concetti appresi. Lavori sulla reattività, di esecuzione di visualizzazione dei calciatori. Il mental coach deve aiutare l’atleta a raggiungere gli obiettivi e deve essere quindi preparato. Gli ultimi due giorni del corso verranno fatti a Montecarlo, in cui gli studenti svolgeranno un esame. Alla fine, verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Non è necessaria una laurea ma due cose: passione e forza di volontà”.

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