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ESCLUSIVA MP – Campagnolo a 360°: “Plechero ragazzo eccezionale. Ai giovani consiglio di…”

Le parole del preparatore dei portieri delle giovanili del Cittadella

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Il protagonista di una lunga e bella intervista ai nostri microfoni è Andrea Campagnolo, attuale preparatore dei portieri delle giovanili del Cittadella ed ex portiere, tra le altre, di Reggina, Catania, Roma, Cagliari e Cesena. Ecco le sue dichiarazioni in esclusiva.

Stai allenando un portiere dalle ottime prospettive come Plechero, classe 2002. Puoi dirci pregi e difetti che dovrebbe migliorare per crescere ulteriormente? E magari dove lo vedi in futuro?

"E’ un ottimo elemento, le sue qualità migliori sono la rapidità, la velocità di esecuzione, tecnicamente è molto preparato. Lavora con noi da 4-5 anni, fu scartato dal Vicenza ed arrivò a Cittadella che non era messo bene tecnicamente. Abbiamo fatto un lavoro di fondo partendo da zero e oggi risulta uno dei nostri miglior elementi del nostro settore giovanile che siamo riusciti a portare in prima squadra, poiché si allena costantemente con la prima squadra sebbene giochi ancora con la Primavera. Questo è sempre un motivo d’orgoglio perché nel nostro settore giovanile abbiamo quest’obiettivo. Difetto? Possiamo dire che la palla alta è una cosa che sta migliorando, in quanto allenandosi con la prima squadra sta imparando a prendersi la responsabilità di dire “vado” ed essendo alto 1.81m questo lo penalizzerà per giocare in determinate categorie: sicuramente la Serie D la può fare ad occhi chiusi. Dopo dipenderà da lui, dovrà fare quel piccolo salto tra la D e la C. Ci vuole fortuna e deve essere bravo a fare ottime prestazioni in serie dove giocherà per farsi notare e fare il salto di qualità. Dovrà anche prendere il treno giusto, è un ragazzo diligente che da il 1000% in campo. Sarà fortunato chi lo prenderà perché dal punto di vista del lavoro è un ragazzo eccezionale".

 

Dovessi fare un nome di un portiere dell’intero campionato Primavera per qualità e potenziale e di cui sentiremo parlare a breve, chi ci diresti?

"Il portiere che mi ha impressionato è stato il portiere del Verona, straniero, di cui al momento mi sfugge il nome ma è veramente un ottimo portiere. (si riferisce a Ciezkowski, ndr). Se gli verrà fatto fare il percorso giusto può arrivare a giocare ad ottimi livelli. E’ un portiere molto dotato fisicamente, ottima lettura di gioco, se la cava con i piedi, esce anche tanto ed è un elemento che noti subito".

 

Sei entrato in uno spogliatoio come quello della Roma a 18 anni: raccontaci il tuo primo giorno a Trigoria e la prima volta all’Olimpico.

"A 18 anni son passato alla Roma e il primo giorno a Trigoria è stato molto emozionante. Comunque mi hanno voluto bene da subito, mi hanno aiutato, perché i veri campioni son campioni prima fuori dal campo e poi dentro. La prima volta che sono entrato dentro lo spogliatoio a un certo punto ho visto vicino a me Balbo, Aldair, Totti, Di Biagio ecc… e loro sono state persone straordinarie ad aiutarmi, è stata un’esperienza emozionante e molto bella. Quando siamo scesi in campo però per me era come giocare al Cittadella, sono stato bravo a gestirla. E’ stato sempre un mio punto di forza".

 

Ora che alleni le giovanili di una piazza a te molto cara, cosa diresti ai ragazzi che si stanno formando oggi sia calcisticamente che umanamente?

"Ai miei ragazzi dico sempre che è importante crescere tecnicamente e tatticamente. Non pensare se gioca uno o gioca l’altro, se c’è il numero 1 o il numero 12. E’ un ruolo particolare dove gioca solo un elemento. E’ sempre brutto quando un ragazzo non gioca, mi piange il cuore perché la partita è una cosa fondamentale. Cerco sempre di alternarli tutti io, perché tutti i portieri del settore giovanile è giusto che crescano insieme giocando insieme anche la domenica. Non può giocare uno 10 partite e l’altro 2. Devono crescere entrambi perché siamo nel settore giovanile e perché devono crescere tutti. Il consiglio che do ai miei ragazzi, anche a primo impatto, è cercare di lavorare bene per migliorare più possibile e non c’è categoria che tenga: più il portiere è preparato tecnicamente più si sente portiere importante, a prescindere dalla categoria che affronterà. Se un mio portiere in futuro giocherà in Promozione o in Prima Categoria dovrà sentirsi un portiere importante per quella categoria, lo dovranno reputare un portiere importante per quella categoria. Ci vuol tanto impegno, sacrificio, essere ricettivi per assimilare più cose possibili per cercare poi di metterle in campo. Io lavoro in una piccola società dove qualitativamente non ho mostri come le top società, però i ragazzi che passano da noi li vedo migliorare in modo consistente dando loro la possibilità di affacciarsi in squadre importanti e già questo per noi è un successo".

 

Quale sarebbe il tuo primo consiglio in assoluto per un portiere?

"Gli direi che l’errore fa parte della crescita. Non deve abbattersi se sbaglia, anzi deve essere contento di farlo cosi capisce dove migliorare, cosa fare di diverso. Una delle prime cose che dico ai ragazzi che arrivano da noi e non mi conoscono è dirgli “ben venga l’errore se si guarda al migliorare dopo”. L’errore può essere fondamentale per la crescita del ragazzo. Se il ragazzo vede l’errore come una bocciatura allora poi fai fatica ad intervenire perché in quel caso devi intervenire mentalmente sul ragazzo per far si che cambi il modo di vedere la cosa".

 

Come miglioreresti il calcio giovanile? C’è qualcosa che saresti curioso di vedere?

"Sicuramente il calcio giovanile è un patrimonio per le società ma non solo. Va difeso assolutamente. Rispetto a 20 anni fa quando giocavo in Primavera il livello s’è abbassato molto ma ci sono comunque elementi buoni, interessanti, con buone prospettive. Sta anche a noi allenatori farli crescere tecnicamente e tatticamente. Un grosso problema di oggi è che i ragazzi a livello mentale avendo tutto a disposizione grazie ai genitori mancano di cattiveria agonistica, fame di arrivare. Una cosa che mi piacerebbe vedere sarebbe non prendere i calciatori in prestito dalle società ma coltivare il proprio settore giovanile e far arrivare i propri ragazzi in prima squadra. Per me sarebbe bello cosi. Anche perché se tu hai incentivi per far giocare i ragazzi di altre società è normale che la società, per un discorso economico, faccia giocare i ragazzi delle società da cui arrivano in prestito. Questo vorrei fosse rimosso per dare spazio ai ragazzi del proprio vivaio sebbene ad alti livelli non sia facile".

 

Cosa ne pensi della regola degli Under in C e in D?

"La regola degli Under non la condivido perché un ragazzo deve giocare se è bravo. Se merita gioca a prescindere dall’età. Questa regola degli Under ha abbassato il livello, sia in C, che in D, ma anche in Eccellenza e Promozione. Quando 20 anni fa giocavi con una squadra di D dovevi stare attento perché rischiavi di perdere, il livello era alto. L’anziano di 32-35 anni che sta bene, tira il gruppo, vederlo in panchina la domenica per un discorso di regolamento non è giusto, non mi piace la cosa, è un mio pensiero".

 

Intervista di Marco Mavuotolo

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