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Cagliari

Carta: “Un orgoglio il nostro Cagliari fatto in casa. Non guardiamo all’età. E sulla finale…”

La nostra intervista esclusiva a Pierluigi Carta, direttore sportivo e coordinatore tecnico del settore giovanile del Cagliari.

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Pierluigi Carta Cagliari
Carta Cagliari

Il calcio, si sa, è uno sport fatto di emozioni, che vivono tanto i tifosi quanto i protagonisti in campo. Vincere una partita, centrare un obiettivo o stupire andando oltre i propri limiti: tutto può regalare gioie e soddisfazioni, tutto può dare la forza di lanciare il cuore oltre l’ostacolo per provare a scrivere la storia. Ne sanno qualcosa in casa Cagliari, visto lo storico traguardo raggiunto in questa stagione: la prima finale di Coppa Italia Primavera della storia del club. Un percorso che parte da lontano, con i ragazzi di mister Pisacane che in tre partite sono riusciti a superare avversari del calibro di Torino, Fiorentina e Juventus. Di questo, e di molto altro, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni Pierluigi Carta, direttore sportivo e coordinatore del settore giovanile rossoblù.

Cagliari, le parole del Direttore Sportivo Pierluigi Carta

Buongiorno Direttore, e complimenti per il grandissimo risultato ottenuto dalla squadra in questa Coppa Italia. Una prima finale che rappresenta un risultato storico per la società.

“Assolutamente, ma al di là del lustro di essere arrivati in finale ci sono aspetti che come club e come dirigente ci piace sottolineare. Il primo è che non si tratta di un risultato casuale: è storico, senza dubbio, ma figlio di un percorso di tanti anni da parte di chi lavora nel vivaio e di ormai due anni con mister Pisacane e il suo staff alla guida dell’Under 20, che sono riusciti a dare il loro contributo a livello formativo, oltre che nell’identità e nei concetti tecnici e tattici. Il secondo è come questa sia una squadra costruita con tanti giocatori fatti in casa, provenienti dal nostro settore giovanile. Per noi è un parametro di lavoro importantissimo, oltre che motivo di orgoglio. Ci sono tante figure che vanno ringraziate e che hanno fatto in modo che questi ragazzi potessero crescere. Insomma, questo risultato è lo specchio di un percorso che parte da lontano. Non siamo abituati ad arrivare in finale, ma i risultati ottenuti ci mostrano come la strada intrapresa sia quella giusta”.

Andiamo con ordine, partendo dal primo impegno di questo percorso: la sfida casalinga contro il Torino, una delle due finaliste dell’anno scorso. Qual era il clima in casa Cagliari prima della sfida contro i granata?

“Siamo entrati in questa competizione a gennaio con lo spirito di potere e volere andare avanti, sapendo che ci sarebbero stati tre turni prima della finale. Abbiamo un gruppo di ragazzi dal valore straordinario, non solo tecnico ma anche e soprattutto umano, con un attaccamento alla maglia molto significativo. Affrontare il Torino, che come noi ha una fortissima identità legata alla propria storia e che l’anno scorso aveva fatto un percorso simile al nostro, è stato il segnale che potevamo scrivere qualcosa di bello”.

Da una finalista all’altra: dopo i granata il Cagliari è stato ospite della Fiorentina, in quello che forse è stato il match più spettacolare di questo cammino nella competizione. Come ha vissuto la lotteria dei rigori?

“Non siamo abituati ad arrivare ai rigori, è una situazione che appartiene più ad altre competizioni, quindi è stato un po’ inusuale. Come dici tu è una lotteria, una roulette, che può andar bene o andare male. Ma voglio sottolineare una cosa: la squadra si è portata sul 2-0, facendo il possibile per passare il turno. Poi è chiaro che la Fiorentina sia una squadra forte, basta vedere la classifica del campionato. Ci sta prendere due gol, a Firenze potevi anche perdere, ma ciò non toglie che ce la siamo giocata alla pari. E che, alla fine, siamo riusciti ad accedere alla semifinale con merito”.

La finale di Coppa Italia e il percorso in campionato: il pensiero di Carta

Infine, la Juventus: in casa, i ragazzi di Pisacane sono riusciti a centrare la prima finale della storia del club al termine di una grandissima partita.

“Indubbiamente, parliamo di un’altra squadra dalla grande caratura tecnica, proprio come la Fiorentina. Anche qui vorrei sottolineare il percorso della squadra: in meno di dieci giorni abbiamo prima vinto contro la Roma in campionato, poi battuto la Juventus in Coppa Italia e infine pareggiato con l’Inter. Risultati tutt’altro che banali e che abbiamo sempre abbinato a ottime prestazioni. Oggi il Cagliari è una squadra capace non solo di fare risultato ma anche di offrire prestazioni di livello, cosa importantissima per un settore giovanile, almeno quanto i punti in classifica, se non di più”.

Ha detto bene: un percorso, quello in Coppa Italia, che non ha viziato i risultati in campionato con i cosiddetti “postumi di coppa”. Qual è il segreto dietro a questa grande continuità di risultati?

“Abbiamo una rosa numerosa perché sfruttiamo al meglio le risorse dall’U17 e dall’U18, e questo ci permette di preparare bene le partite. Il mister e il suo staff sono bravi a fare le scelte in vista di ogni gara. Non siamo abituati a giocare partite con ritmi così serrati: è importante allora avere un settore giovanile in grado di fornire giocatori alla Primavera, con un mister capace di gestirli. Non abbiamo paura nel fare giocare atleti sotto età, non guardiamo alla carta di identità di un ragazzo. Quest’anno, per esempio, ha esordito in Primavera un 2009 come Lo Verde, così come anno dopo anno altri ragazzi molto giovani (penso ai Vinciguerra, Cogoni, Grandu, Trepy, Malfitano, Tronci, Costa solo per citarne alcuni) hanno esordito sotto età in categoria. A maggior ragione, non abbiamo paura di farli scendere in campo visto il buon percorso fatto dalle altre selezioni giovanili”.

E difatti sono molte le Under rossoblù che stanno raggiungendo ottimi traguardi in questa stagione.

“Con l’U17 siamo già dentro i play-off, mentre con l’U16 ce li stiamo giocando. Sono parametri molto importanti per noi e per i giocatori che vogliamo portare in Primavera. Voglio sottolineare l’operato di figure come Bernardo Mereu, responsabile del settore giovanile, Roberto Muzzi, coordinatore tecnico di Primavera e U18, e Oscar Erriu, coordinatore di U15 e U16. C’è tanto di loro nella posizione a cui è arrivata questa Primavera, hanno dato un contributo importantissimo. Penso sia un bello spaccato di un ottimo lavoro di squadra”.

Due reti inviolate in tre partite in Coppa Italia, con appena due gol subiti: tutti indicatori di ottime prestazioni, sia di gruppo che individuali, come nel caso di Iliev contro la Fiorentina.

“Non a caso siamo la migliore difesa del campionato Primavera 1. Questo è sicuramente merito di un portiere bravo, a cui abbiamo fatto un contratto da professionista venerdì scorso. Ma sarebbe riduttivo condurre questo risultato solo a lui o a pochi singoli. La squadra fa tantissimo lavoro dietro, gioca in maniera corale, e questo ti permette di difendere bene e subire poco. I giocatori sanno riconoscere i momenti della partita e sanno soffrire: un parametro tutt’altro che scontato. Sono valori importanti per una squadra fatta da ragazzi che stanno provando a scrivere il proprio futuro. Non è una squadra difensivista, ma che sa difendersi: e questo è merito di un lavoro capillare da parte del mister”.

I singoli della Primavera e i giovani in prestito: il bilancio di Carta

D’altra parte sono sei i gol segnati, con diversi giocatori sugli scudi, come Sulev, autore di una doppietta contro il Torino, o Bolzan e Vinciguerra, in gol contro la Juventus.

“Indubbiamente abbiamo delle individualità interessanti, ma noi ragioniamo da squadra. La nostra forza è il gruppo: ci sono tante individualità, come in tanti altri club, ma la forza dei giocatori arriva proprio dalla loro coesione. Il salto dalla Primavera alla Serie A è molto importante e tutti possono giocarsi le proprie carte: poi il calcio è fatto di categorie, e ognuno avrà la sua storia. Ma il format di questo campionato Primavera è competitivo e ci dà indicazioni importanti per quelle che saranno le nostre scelte a fine anno. Poi, chiaramente, la strada è ancora lunga. Non basta l’aspetto tecnico, ci sono altre componenti, ma ci sono tanti ragazzi che potranno giocarsi le proprie opportunità”.

A conferma di ciò c’è anche il rendimento dei giovani rossoblu attualmente fuori in prestito, come Cavuoti, Palomba e Idrissi. Come giudica l’andamento di questi giocatori nelle loro esperienze lontano da Cagliari?

“Assolutamente, il loro rendimento fa capire come la strada intrapresa sia quella giusta. Il fatto che non si arrivi subito in Serie A non significa che non ci si possa arrivare mai. Ognuno ha i suoi tempi, i suoi modi e necessita una gestione diversa. Noi come società dobbiamo essere bravi a sbagliare il meno possibile: trovare il talento è la parte più facile, il difficile è invece saperlo gestire e aspettare. Bocciare è semplice, ma noi cerchiamo di gestire, formare e fare in modo che tutti possano crescere, così da tornare alla casa madre pronti per la Serie A. Poi ci sono quei giocatori che invece hanno fatto il salto diretto, come Luvumbo e Obert, e non vuol dire che altri ancora non possano farlo. Il club deve essere bravo nella gestione dei propri giovani, sia dentro che fuori dal campo. Cavuoti ha fatto un salto importante alla FeralpiSalò e sta rendendo benissimo, ma la cosa non ci sorprende. Così come Palomba, che sta facendo bene dopo l’esperienza all’Olbia. Questi giocatori vanno aspettati, senza avere assili o pressioni. In A ci puoi arrivare anche tardi, e mister Pisacane ne è un esempio”.

Il legame con la Sardegna e gli obiettivi futuri

Un Cagliari che ha sempre tenuto un occhio rivolto al territorio, con tanti giovani sardi a disposizione di mister Pisacane. Come Cogoni (già affacciatosi nel gruppo prima squadra), Pintus, Malfitano o Grandu, giusto per citarne alcuni.

“E senza dimenticare altri esempi come Costa e Cardu, capo cannonieri del girone B del campionato Under 17 e profili autoctoni che vengono dal percorso nel vivaio. Cagliari è la squadra della Sardegna, si tratta di una realtà sui generis rispetto a tante altre. Vogliamo sfruttare il territorio perché tutti i bambini sardi sognano di giocare nel Cagliari. Noi dobbiamo essere bravi a creare opportunità, e lo facciamo da diversi anni con il nostro progetto della Academy, che ci permette di portare ogni anno diversi ragazzi nel nostro settore giovanile. Si tratta di un’attività che parte dal basso, da un territorio vasto e pieno di risorse come la nostra isola, e che ci permette di sfruttare in maniera capillare il materiale umano locale, inteso come giovani atleti e tecnici delle società affiliate, oggi oltre quaranta. Abbiamo questa fortuna e vogliamo sfruttarla, anche grazie all’operato di tante figure preziose con il loro lavoro quotidiano”.

A otto giornate dalla chiusura del campionato, quali sono gli obiettivi in casa Cagliari?

“In Coppa Italia è facile (ride, ndr). Sicuramente abbiamo tutte le carte in regola per provarci, poi è chiaro che il Milan sia una squadra di valore: gioca la Youth League e hanno una formazione U23 che permette loro di portare più ragazzi in squadra. Ma abbiamo dimostrato che a livello tecnico e tattico possiamo giocarcela contro chiunque. In campionato mancano otto partite: dobbiamo pensare a migliorare i 50 punti della stagione scorsa. Poi nel calcio non c’è nulla di scontato, e se continueremo con queste prestazioni non si sa dove potremmo arrivare, lo vedremo alla fine. Se si dovessero incastrare diverse situazioni saremo contentissimi, ma già migliorare il risultato dell’anno scorso sarebbe un grande traguardo. Abbiamo avuto momenti di difficoltà nel corso della stagione, ma fanno parte di un percorso di crescita: ora la squadra ha trovato la quadra per giocare un calcio evoluto, che sta pagando in termini di prestazioni e di risultati. Penso che i ragazzi debbano apprezzare ed essere orgogliosi di questo percorso, cui noi cerchiamo di dare sempre continuità”.

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