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Atalanta

Samaden: “Giovani? L’ambiente fa la differenza. In Italia troppi limiti”

Le parole del responsabile del settore giovanile dell’Atalanta

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Roberto Samaden

I giovani, il campionato Primavera, la sua Atalanta, le differenze tra l’Italia e l’estero. C’è tutto questo – e molto altro – nell’intervista rilasciata da Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dei nerazzurri, al Corriere della Sera. L’esperto dirigente, con un passato anche nel vivaio dell’Inter, ha affrontato molte tematiche che abbiamo riassunto nelle righe seguenti. Ecco le sue principali dichiarazioni. 

La crescita dei giovani: il pensiero di Samaden

“Ho sentito parlare di aspetti tecnici e di valorizzazione. Ma prima delle questioni specifiche legate al campo, direi che il fattore più limitante per la crescita dei ragazzi e delle ragazze è l’ambiente in cui crescono. Non è possibile che in nome del risultato, tutto sia giustificato. Cambiare una cultura non è per nulla facile. Ma per costruire un ambiente formativo è necessario investire sulla base, per esempio investendo sulla promozione del calcio a 5 nel sistema scolastico. Sarebbe importante un progetto unico, mentre in Italia ci sono sette componenti che si occupano di calcio giovanile e diventa un limite. Un esempio? La Primavera 1 è diventata Under 20, gli altri livelli non si sono uniformati. Ci sarebbe bisogno di una sorta di commissariamento per individuare una strada comune. E tenere i ragazzi nel mondo giovanile non è propedeutico alla crescita, ma d’altra parte le seconde squadre non hanno ancora attecchito. Abbiamo grossi limiti in termini di crescita e inserimento nel calcio dei grandi”. 

Roberto Samaden

Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta

Gli allenatori, le differenze con l’estero, le seconde squadre

“I corsi per allenatori e per responsabili dei settori giovanili, questi ultimi introdotti grazie a Demetrio Albertini presidente del settore tecnico e scolastico, ce li invidiano all’estero. Ma l’impatto dell’ambiente da noi è devastante per la crescita di tutti, non solo dei ragazzi. Ovunque io sia andato ho trovato ambienti più formativi, ma si sono sviluppati progetti come quello del ranking per i settori giovanili che incentivano all’investimento sui vivai. Da noi è fondamentale che la Lega Pro torni ad avere il ruolo di un tempo: il presidente Marani lo ha capito. Il panorama europeo è superiore al nostro e il nostro prodotto si è impoverito tanto. Non sono pessimista, ma serve investire sulla base con le aree di sviluppo territoriale, senza pensare solo al vertice della piramide. In Svizzera, ad esempio, hanno fatto un bellissimo lavoro adottando il progetto francese. I nostri giovani all’estero? È innegabile il fattore economico, ma le opportunità che danno molti club all’estero sono concrete. Però poi la maggior parte torna indietro”. 

La realtà dell’Atalanta

“L’ambiente fa la differenza? A Zingonia senz’altro. La proprietà investe sui giovani, c’è la seconda squadra, ci sono le strutture. E per restare all’attualità, Luca Percassi ha messo la faccia sulla questione del vincolo: c’è il rischio di disincentivare gli investimenti. Sono rimasto impressionato dalla capacità di Gasperini di lavorare coi ragazzi: non è solo il coraggio che infonde, a dare sicurezza a giovani come Scalvini o Ruggeri, ma proprio gli strumenti che fornisce loro ogni giorno: un modello per come lavorare nei settori giovanili”.

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