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Conceicao: “Dopo il vivaio i giovani trovano un livello altissimo. Serve lavorare sulla mentalità”

L’allenatore portoghese Sergio Conceicao ha parlato dal palco dell’European Golden Boy, soffermandosi sul figlio Francisco e sui giovani.

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Sergio Conceicao

Tra gli ospiti speciali nel corso della proclamazione dell’European Golden Boy, avvenuta ieri a Roma, c’era Sergio Conceicao. L’ex calciatore – tra le altre – di Lazio, Parma e Inter, oltre che ex allenatore del Porto, è intervenuto sul palco nel corso dell’evento organizzato da Tuttosport. Oltre ad alcune considerazioni sul calcio italiano e internazionale, e un giudizio sul percorso del figlio Francisco, oggi alla Juventus, Conceicao si è soffermato sull’argomento giovani. Di seguito le sue dichiarazioni.

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Le parole di Conceicao sui giovani

Sui giovani: “Noi allenatori abbiamo sempre le valigie pronte per andare via. Noi dobbiamo pensare a vincere sempre e comunque. Quando ho firmato con il Porto nel 2017 c’era grande difficoltà per il fair play finanziario e non potevamo comprare. In quel momento ho dovuto per forza guardare ai giovani. Non è facile, perché i giovani dopo il percorso nel vivaio trovano un livello altissimo in cui devono solamente vincere. Bisogna lavorare sulla mentalità, più che sulla tecnica, per far capire ai ragazzi in che modo bisogna stare nel calcio moderno. Far capire loro che devono stare a un livello alto da un punto di vista fisico”.

Sul rapporto allenatore-giocatore: “Dopo 2/3 settimane che ero alla Lazio mi chiamò Eriksson e mi chiese del perché mi vedesse sempre triste. Io gli raccontai un po’ la mia storia e da quel giorno il mio rapporto con lui è cambiato. Questo per dire che bisogna davvero conoscere tutto di un calciatore per riuscire a farlo crescere. Io dei miei ragazzi sapevo tutto, anche se mangiassero la pasta o il riso”.

Sul lavoro in un club: “Sono per formare dentro il club un gruppo di élite per fare allenare i giovani e far capire cosa è il calcio ad alto livello. Penso che per arrivare a ottenere qualcosa, nel calcio come nella vita, si debba lavorare tanto. C’è un grande lavoro, che nel campo non si vede, che è fondamentale. Come io al Porto mi confrontavo con l’allenatore dell’U19 o dell’U17, lo facevano anche i miei preparatori con quelli delle under. Deve esserci sempre passione. E bisogna essere molto sinceri con i calciatori, dirgli fin da subito quando devono lavorare e impegnarsi anche fuori dal campo”.

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