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ESCLUSIVA – Ljubisic: “Al Südtirol due stagioni di grande crescita. La ricetta per i giovani? Ci vuole solo coraggio”

La nostra intervista esclusiva a Zoran Ljubisic, ex allenatore del Südtirol

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È mancato soltanto il lieto fine, al Südtirol di Zoran Ljubisic, una delle grandi protagoniste del campionato Primavera 3 nella scorsa stagione. La doppia finale col Renate ha fermato i sogni di gloria della squadra biancorossa, autore di una grande rimonta nella regular season. Gli altoatesini si sono però dovuti arrendere, dopo due pareggi e un regolamento spietato che ha premiato la squadra nerazzurra. Nel frattempo, mister Ljubisic e la società hanno deciso di separarsi, dopo due stagioni molto positive sia nei risultati che sotto il piano della crescita dei giovani biancorossi. E mentre il club ha annunciato il suo successore alla guida della Primavera, noi di MondoPrimavera.com abbiamo contattato il tecnico uscente, Zoran Ljubisic, per fare un bilancio di questi due anni sulla panchina del Südtirol. Questa la sua intervista esclusiva ai nostri microfoni. 

Le parole di Zoran Ljubisic a MondoPrimavera

Mister, ha salutato il Südtirol dopo due stagioni: che esperienza è stata?
“Ci lasciamo dopo due anni bellissimi. Purtroppo non è finita come volevamo, abbiamo chiuso con due pareggi che non sono bastati per salire di categoria. Conoscevamo il regolamento, ma non far salire direttamente la prima ed eventualmente la vincente dei play-off non è la soluzione migliore, a mio parere. Nessuno mi toglie questo pensiero. Chi arriva primo deve vincere il campionato, è una cosa folle il contrario. E anche la seconda, se è arrivata con molti punti di vantaggio sulle inseguitrici, deve avere dei vantaggi nei play-off, a mio avviso”.

Un commento a freddo sulla finale: la sua squadra è stata eliminata con due pareggi. 
“Mi è rimasto qualche rammarico per l’andata, dove per quanto creato avremmo meritato di vincere. Invece pareggiando abbiamo compromesso anche il ritorno, dove il Renate è stato bravo e ha ottenuto un pari che li ha premiati. Purtroppo al ritorno è subentrata anche un po’ di paura e non abbiamo giocato liberi, come abbiamo fatto nel resto della stagione. Questo è un mio tarlo, una cosa sulla quale ho martellato i ragazzi ogni giorno: i miei giocatori non devono mai avere paura di giocare. Non devono avere paura di provare. Togliere il coraggio e la personalità dal giocatore è l’unica cosa che non voglio. In finale un pochino è successo, ma è comprensibile: i ragazzi sapevano di giocarsi tanto e non era facile. Volevo che non subentrasse la paura, perché ti toglie tanto. Se subentra, dopo non riesci a esprimerti. E, avendolo provato da giocatore, purtroppo te la inculcano anche gli allenatori. Mi ero promesso di fare tutto l’opposto, quando avrei fatto l’allenatore: i giocatori devono essere liberi di esprimersi con personalità, anche a costo di sbagliare. In qualsiasi categoria. Poi possiamo anche parlare di tattiche e di mille cose, ma la paura non deve esserci, perché poi si trasmette anche ai compagni. Lo stato d’animo e la testa sono fondamentali. Ed è un aspetto in cui noi allenatori possiamo incidere”. 

Ma ci sono anche molti aspetti positivi: cosa le ha dato grande soddisfazione in questa stagione?
“Una cosa molto bella della nostra stagione sono i numeri. Recuperati alcuni infortunati, nel girone di ritorno siamo stati la miglior difesa e il secondo migliore attacco. E abbiamo avuto il capocannoniere del torneo. In trasferta abbiamo avuto il miglior rendimento e nel girone di ritorno abbiamo chiuso a +6 sul Renate, che è arrivato primo in classifica. Una crescita incredibile. L’ho detto anche ai ragazzi: la finale è andata così – ha proseguito mister Ljubisic – ma non permettete mai a nessuno di togliervi il percorso che avete fatto. Deve rimanere indelebile, anche se purtroppo non abbiamo vinto. E a dare ulteriore valore è il fatto che il gruppo fosse quasi interamente composto da 2005. Altre squadre avevano dei fuoriquota nati nel 2003, e sappiamo bene quanto spostino gli equilibri. Questo è un valore aggiunto alla nostra stagione. La crescita che c’è stata è la cosa che mi ha dato più piacere. E alcuni di loro andranno in ritiro con la prima squadra in estate. Trattandosi di Serie B non sarà facile, ma penso che un elemento potrebbe farcela a rimanere nella rosa ed esordire. Gli altri, penso, avranno bisogno di un percorso più lungo. Ma essendo molto giovani avranno tempo di crescere”.

Da allenatore delle giovanili, qual è il suo pensiero riguardo all’ultimo step? Molti ragazzi fanno fatica nel momento del salto dalla Primavera alla prima squadra. 
“Lo vedo sempre più difficile. C’è sempre più distacco tra chi può salire in prima squadra e chi no. Recentemente ho letto un’intervista, se non sbaglio di Aquilani, in cui sostiene che tra la Primavera 1 e la Serie C ci sono tre categorie di differenza. E’ una cosa pazzesca, per me. Ma per migliorare questo credo basterebbe più coraggio. Ci sono dei ragazzi che meritano e con i quali serve il coraggio di buttarli nella mischia. Dovrebbero allenarsi di più con la prima squadra, anche se non è semplice per tanti aspetti anche semplicemente logistici, perché vanno a scuola. C’è la paura di bruciarli, ma se non gli dai l’occasione rischi di farlo comunque. La risposta te la dà sempre il campo. Non sono d’accordo con chi dice a priori: ‘meglio non farlo esordire’. All’estero, anche in Austria e in Svizzera, a sedici o diciassette anni ti buttano nella mischia. Tanti giovani hanno modo di fare esperienza. Da noi è più complicato”.

E il suo futuro invece quale sarà? 
“Mi piacerebbe allenare una prima squadra. Ma con gli allenatori giovani spesso accade come con i giocatori: i club spesso cercano profili più esperti. Vorrei provare un’esperienza con i grandi. Anche io vorrei capire se sono più portato per lavorare con i ragazzi o con i grandi. Sento questo richiamo da tempo e voglio provare – ha spiegato il tecnico – pur consapevole che non sarà semplice. Aspetto un’opportunità in tal senso, è un’esperienza che voglio fare: rapportarmi con dei calciatori adulti mi può dare tanto, sotto l’aspetto umano e del confronto, e di questo ne sono convinto. Ma non chiudo le porte definitivamente alle giovanili: se potessi scegliere, mi piacerebbe allenare in Primavera 2, in modo da dare continuità alla mia crescita. Sono partito dai campionati provinciali, salendo poi ai campionati regionali e nazionali. Ho fatto tanta gavetta e rifarei tutto quanto: mi ha dato moltissimo. Nella vita bisogna sempre avere la curiosità e la voglia di imparare, senza mai sentirsi arrivati. E voglio aggiungere un’ultima cosa”.

Certo mister.
Nella graduatoria di ripescaggio in Sudtirol è primo e farà probabilmente il campionato Primavera 2. Se per caso dovessi approdare in quel campionato, sarà molto bello ritrovarli”. 

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