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Tornaghi, una vita all’Atalanta: “Scalvini, esempio. I miei obiettivi”

Le parole del difensore dei nerazzurri

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Tornaghi Atalanta - LEONARDO BARTOLINI

L’Atalanta, si sa, è da tempo tra i migliori vivai della penisola. Nel corso degli ultimi anni parecchi giovani sono stati lanciati nel calcio che conta dal club nerazzurro, e se si pensa in particolare ai difensori, molti di loro hanno avuto successo: basti citare, a tal proposito, Giorgio Scalvini e Alessandro Bastoni. E di certo il club orobico non vorrà fermarsi qui. Nuove gemme sono pronte ad essere sgrezzate, e tra queste non può non figurare Pietro Tornaghi, difensore classe 2005 della Primavera di Giovanni Bosi. Il ragazzo sta offrendo ottime prestazioni nelle ultime uscite, ed ha avuto modo di parlare di sé e della squadra al sito ufficiale dei nerazzurri.

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Tornaghi sulla stagione in Primavera: le sue parole

Dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili con la Dea, Tornaghi è arrivato a giocarsi le sue carte con la maglia della Primavera del club. Lunedì, poi, ha giocato titolare nella sfida di campionato con il Torino, vinta per 4-1 dai nerazzurri: sfida che ha, ancora una volta, confermato le sue grandi doti difensive. “Abbiamo fatto una partita molto solida, giocando da squadra e ottenendo un gran bel risultato. Ora ci aspetta un’altra bella sfida con la Roma. Con loro all’andata avevo giocato la mia prima gara da titolare in campionato. Purtroppo avevamo perso, ma da lì ho cominciato a trovare una certa continuità.

Continuità e fiducia che sono state ripagate nel migliore dei modi: nelle ultime otto di campionato, con Tornaghi titolare al centro della difesa, l’Atalanta ha subito solo 7 gol, collezionando 5 vittorie e 2 pareggi.

Tornaghi, una vita in nerazzurro: la passione per i colori del club

Una vita in nerazzurro: così si potrebbe riassumere il percorso di Tornaghi nel mondo del calcio, almeno fino a questo momento. Il ragazzo sente questi colori come suoi, come lui stesso ha dichiarato: “Dopo una vita che sono qui davvero mi sento questa maglia addosso. Ho avuto la fortuna di trovare in questo percorso dei grandi allenatori, che mi hanno insegnato molto e mi hanno fatto crescere. Fin da piccolo mi ha sempre colpito quanta cura e attenzione ci mettano per aiutarti a migliorare giorno dopo giorno. Ma non solo, anche come l’educazione e il buon comportamento siano le prime cose che ti vengono insegnate e richieste. Quando andavamo a giocare in trasferta o nei tornei, capitava spesso che le persone si complimentassero perché eravamo dei bambini educatissimi e ci comportavamo bene. Per l’Atalanta questo è un aspetto che da sempre è considerato di primaria importanza. Ed anche io, essendo qui da così tanto tempo, nel mio piccolo cerco di trasmettere questi valori ai nuovi che arrivano e di aiutarli a integrarsi nel gruppo”. 

Tornaghi e la passione per il calcio

Una passione, quella per il calcio, nata fin da quando era piccolo, poco prima di iniziare a vestire la maglia del suo attuale club: “La passione per il calcio me l’ha trasmessa mio prozio, Guido Armanni, ex stopper del Leffe, anche se devo dire mi è sempre piaciuto guardare le partite a casa. Io sono di Grezzago, i primi calci a un pallone ho iniziato a tirarli a Trezzo sull’Adda, prima all’oratorio e poi alla Tritium. Dopo soli sei mesi è arrivata l’Atalanta. Non avevo ancora compiuto 7 anni quando mi hanno preso. Mi ricordo ancora il primo provino e la felicità quando ho saputo che l’Atalanta mi voleva: la scelta è stata facile. Ho cominciato dal gradino più basso, i miei primi allenatori sono stati Andrea Pandolfi, Battista Righi e Ferruccio Gatti che sono tuttora all’Atalanta. Dopo pochi mesi sono arrivati anche Comi e Manzoni ed è bello pensare che dopo tanti anni siamo ancora qui, abbiamo cominciato insieme questo percorso e ora ci ritroviamo ancora compagni in Primavera”.

Da Pietro a Stefano: la famiglia Tornaghi in nerazzurro

Oltre a Pietro, però, c’è un altro Tornaghi in casa orobica. “C’è anche mio fratellino Stefano, classe 2011. Lui gioca nella U13, è un esterno mancino di piede. D’estate giochiamo sempre in giardino e qualche consiglio calcistico quando capita glielo do volentieri. Un po’ mi rivedo in lui. Ho iniziato come attaccante, poi mi hanno spostato in fascia perché ero molto veloce e non ero così alto come lo sono ora. E anche mio fratello è così: corre veloce e riesce a coprire tutta la fascia. Poi io piano piano, salendo di categoria, sono stato arretrato di posizione, prima da terzino e poi dall’U17 stabilmente come centrale di difesa. E nel frattempo mi sono alzato. In U15 ero alto poco più di un metro e settanta, poi nel giro di un anno sono cresciuto di una quindicina di centimetri. E ora supero il metro e novanta. Il difensore centrale è diventato il mio ruolo, mi piace e ora lo sento mio. Quando capita di fare le partitelle con la prima squadra, guardo in particolare Scalvini: ha fatto anche lui tutto il percorso nel vivaio e da giovanissimo è arrivato a conquistarsi una maglia da titolare in prima squadra e a giocare nelle competizioni europee. È davvero un bell’esempio”.

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