Viareggio Cup
Viareggio Cup in declino? Cause e possibili soluzioni: il nostro pensiero
Un editoriale targato MondoPrimavera sul torneo di Viareggio
Sono trascorsi alcuni giorni dal termine della 74ª edizione della Viareggio Cup. È stata una rassegna, quella targata 2024, contraddistinta dal sorprendente predominio delle squadre africane. Non abbiamo infatti assistito soltanto alla vittoria del Beyond Limits, ma anche a una netta supremazia da parte delle altre partecipanti provenienti dall’Africa, a partire dai congolesi del Centre National Brazzaville, la finalista sconfitta, per proseguire con le altre due semifinaliste: le nigeriane Ojodu City e Mavlon. Ad eccezione di quest’ultima, si trattava di squadre esordienti nella competizione e dunque è giusto parlare di vere e proprie sorprese. Ma che Torneo di Viareggio è stato? Noi di MondoPrimavera, come ormai da tradizione da molti anni, lo abbiamo seguito da vicino sui campi designati per ospitare la rassegna e ci siamo fatti un’idea chiara di ciò che la Viareggio Cup ha avuto da offrire.
Viareggio Cup da risollevare: il torneo merita di più
Non ce ne vogliano le squadre africane, che hanno meritatamente ottenuto risultati importanti portando una ventata d’aria fresca e di novità sulla riviera versiliese. Ma di qualità, calcisticamente parlando, in generale questo torneo ne ha purtroppo mostrata ben poca. Parliamoci chiaro: l’assenza delle big non ha certamente aiutato. Da diversi anni a questa parte, un poco alla volta, la Viareggio Cup ha “perso” nomi molto importanti tra le squadre presenti ai nastri di partenza: dalla Juventus al Milan, passando per Atalanta, Inter, Lazio, Napoli e Roma, soltanto per citare le più blasonate.
Rispetto alle ultime edizioni, poi, si è ulteriormente ristretto il novero di squadre italiane presenti, con i forfait di altri club importanti come Bologna, Cagliari, Genoa e Sampdoria. Senza scomodare i lontani fasti “degli anni che furono”, basta guardarsi indietro anche soltanto di 10/15 anni per rendersi conto di quanto la situazione sia cambiata. Ma quali sono i motivi e perché siamo arrivati a questo punto? Le cause sono molteplici e alcune sono state analizzate dallo stesso Alessandro Palagi, presidente del CGC, durante la presentazione del torneo di quest’anno. Proviamo a riassumerle insieme.
Calendari troppo intasati e “diatriba” tra CGC e FIGC
In estrema sintesi, uno dei più grandi impedimenti alla disputa di una Viareggio Cup “al gran completo” è il calendario. Un tema spesso dibattuto anche a livelli più alti, Serie A compresa. “Si gioca troppo”, si è spesso sentito dire, senza però che mai nessuno sia riuscito (o abbia voluto?) trovare delle soluzioni diverse. Il campionato Primavera, sia 1 che 2, è diventato molto lungo e il calendario è fitto e intasato a partire dagli ultimi giorni di agosto fino a giugno, mese in cui si disputa la fase finale. Nonostante siano avvenuti dei dialoghi tra i vertici della Viareggio Cup e la FIGC, non c’è stata la disponibilità per sospendere i campionati – come avveniva in passato – per permettere alle squadre di partecipare al torneo.
Per questo motivo il Centro Giovani Calciatori, organizzatore della competizione, è stato costretto ad abbassare l’età dei club partecipanti, riservando la rassegna alle formazioni U18. Una scelta che non ha particolarmente pagato, visto che soltanto quattro squadre di un certo spessore (Empoli, Fiorentina, Sassuolo e Torino) sono riuscite a presenziare, peraltro con il campionato di categoria in pieno svolgimento. L’unico ente che è andato incontro agli organizzatori è stata la LND, che ha sospeso il campionato di Serie D per permettere la partecipazione della Rappresentativa. Certo, il periodo in cui si svolge il torneo (tra febbraio e marzo) non aiuta, ma d’altra parte la Viareggio Cup è nata come “Coppa Carnevale” e la tradizione vuole che, da oltre settant’anni, si disputi nel periodo concomitante con la festività tanto cara alla località marittima toscana.
Pubblico disinteressato o squadre poco “appetibili”?
Un’altra delle motivazioni che hanno probabilmente fatto calare l’interesse attorno alla Viareggio Cup è lo scarso blasone delle squadre straniere, spesso di livello tutt’altro che eccelso. Certo, fa strano affermarlo dopo un’edizione dominata dalle africane, ma a riprova della nostra tesi ci sono i dati relativi al pubblico presente durante le gare: poche decine di persone, talvolta centinaia, su campi di provincia con strutture probabilmente nemmeno attrezzate per ospitare numeri più ampi di pubblico. Non fraintendeteci: è molto bello – e anche giusto – che il torneo di Viareggio si disputi in Versilia e sui campi limitrofi, ma la risposta degli appassionati, vista con i nostri occhi nel corso delle ultime edizioni, sta purtroppo tendendo sempre più verso il basso.
Qual è il motivo? È calato l’interesse verso un marchio storico come il Torneo di Viareggio o è l’offerta ad essere ritenuta insufficiente? Sicuramente, l‘assenza di nomi di “grido” tra le partecipanti straniere ha il suo peso. Le squadre che vengono dall’estero sono spesso poco conosciute e, per quanto esotiche e affascinanti possano essere, agli occhi del pubblico non avranno certamente il valore e l’appetibilità di qualche importante squadra europea come, per fare esempi puramente casuali, Borussia Dortmund, Newcastle, Siviglia o Lione. Ma qui sopraggiunge un altro fattore da non sottovalutare: la Youth League, che ogni anno impegna le big del Vecchio Continente (e le grandi del nostro calcio) rendendo ancora più fitti i loro calendari.
Viareggio Cup, cosa aspettarci dal futuro?
Sia ben chiaro: la nostra vuole essere una critica puramente costruttiva. Chi scrive ha poco più di 30 anni ed è cresciuto a pane e calcio, amando il Torneo di Viareggio e ammirando in tv, nel corso delle varie edizioni, le gesta dei giovani che provavano a farsi largo sui campi della competizione. La stessa tv meriterebbe un capitolo a parte: un tempo, le gare della Viareggio Cup venivano trasmesse ogni giorno su Rai Sport, mentre quest’anno si è potuto assistere soltanto alla finale.
L’impressione che abbiamo avuto seguendolo in prima linea è che il torneo stia sempre più perdendo quel fascino e quella magia che lo ha sempre contraddistinto, ed è un vero – ed enorme – peccato. Aver perso la sua storica “casa”, quello Stadio dei Pini da ormai troppi anni inagibile, è un altro punto che va a influire in negativo sulla rassegna. Come risollevare la Viareggio Cup non è un tema di nostra competenza, ma pur rendendoci conto delle grandi difficoltà che gli organizzatori sono tenuti ad affrontare ogni anno, ci teniamo a ribadire la necessità, secondo il nostro umile parere, di rinnovare il format del torneo apportando modifiche che possano farlo tornare a rivivere i fasti di un tempo. O, quantomeno, di evitare che l’inesorabile discesa che ha imboccato lo porti verso una ingloriosa e immeritata, per prestigio e storia, fine dei giochi.
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