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Gabriel Meli, la forza di chi non si è mai arreso

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Gabriel Meli, dagli ostacoli alla maturità: la storia di un giovane uomo

Questa è la storia di un ragazzo che, come tanti, ha dedicato la sua vita ad una passione tanto grande quanto faticosa e ricca di ostacoli, ma, come pochi, è riuscito a superarli e a realizzarsi. Ecco, proprio la realizzazione è quello che cercano i ragazzi che hanno come sogno quello di fare il calciatore: realizzarsi nell’esprimere liberamente e spontaneamente quel talento che solo grazie ad un enorme forza mentale e caratteriale può emergere. Gabriel Meli oggi è in prestito dall’Empoli alla Pistoiese e vanta 18 presenze sulle 20 totali della squadra, nel campionato di Serie C. Ma la sua storia parte da più lontano, e per comprendere come un ragazzo così giovane riesca ad affermarsi in una categoria così competitiva e ambita forse bisogna proprio partire dal vissuto personale del giocatore e dallo sviluppo come uomo di colui che forse non è più da considerare un ragazzo.

Nella stagione 2018-19, considerando i 3 gironi della Serie C, e quindi le 59 squadre della categoria, Meli è l’unico portiere titolare classe ’99 dell’intero campionato. La spiegazione che si può dare alla mancanza di “portierini” nella categoria è forse riconducibile alla considerazione del portiere come un ruolo cruciale, ricco di responsabilità che implicano maturità e forze mentali, requisiti che spesso i portieri raggiungono solamente col tempo e con gli anni. Gabriel invece rappresenta l’eccezione, un caso che può dare speranza a chi come lui vuole dimostrare il proprio valore nonostante l’età. Ecco, proprio l’età è un fattore discriminante che mira a selezionare i giocatori in questo ruolo tanto complicato, peccato che spesso ci si dimentica che non è solamente quel mero dato anagrafico che può descrivere un giocatore. E la storia di Gabriel può insegnare tanto…

Meli muove i suoi primi passi nella squadra del suo paese di nascita al quale è tanto legato, Bagno a Ripoli, nella provincia fiorentina. Cresce col mito di Frey e fin da subito decide di mettersi tra i pali per seguire le orme di papà Alessandro, ex portiere e super tifoso viola. Mamma Yuleidy invece è di nazionalità cubana, e da lei Gabriel ha ereditato caratteristiche genetiche invidiabili quali la forza, l’elasticità muscolare e un’altezza non indifferente (ora Gabriel è 193 cm). Le sue doti in porta spiccano fin da subito, infatti già all’età di 8 anni compie il primo vero passo verso il suo sogno: viene selezionato dalla Fiorentina. L’ambiente è più competitivo del previsto, Gabriel è timido e ancora non ha sviluppato quella grinta necessaria per reggere determinate pressioni ad un’età così giovane. Dopo 3 anni di molte delusioni e panchine non viene riconfermato e tutto sembra già finito. Quest’evento segnerà una svolta, non solo nella sua vita calcistica, ma soprattutto nel suo temperamento.

In Gabriel nasce una grossa voglia di rivalsa che riuscirà a tradurre subito positivamente l’anno successivo nella Sestese, dove compie una stagione perfetta e si riallinea a quella che era la sua meta, venendo selezionato per andare a giocare nelle giovanili dell’Empoli. Coglie subito l’occasione e si trasferisce negli azzurri. Tutto sembra presupporre per un’ulteriore svolta positiva, ma in realtà anche questo passo gli riserverà molti ostacoli e complicazioni. Per i primi anni Gabriel gioca poco, la vita Firenze-Empoli è complicata, tra allenamenti, autobus, treni, pulmini e scuola si trova a fare una vita di soli sacrifici con poche soddisfazioni e tante rinunce. Ma lui non molla: desistere non fa per lui, ormai sta cambiando e la mazzata di Firenze gli ha fatto capire che la debolezza di carattere porta solo a sconfitte. Nella testa scatta quella molla che inizia a fargli credere di più in se stesso, proprio quello che fino a quel momento gli era mancato. Così si notano i primi miglioramenti, dall’esplosività tra i pali, alle abilità coi piedi. Ovviamente tutto ciò non passa inosservato e, a partire dalla seconda metà dell’anno dei Giovanissimi Nazionali, Gabriel inizia a ritagliarsi i primi spazi. Tutto il talento che prima era soppresso da limiti mentali ha iniziato ad emergere, e da quel momento Meli non si è mai fermato. Ogni allenamento nuovi progressi, ogni partita migliori performance e con il posto ormai assicurato Gabriel riesce anche ad affacciarsi molto precocemente al mondo della prima squadra. Già nell’anno degli Allievi Nazionali arrivano le prime convocazioni in Serie A con Giampaolo, poi le prima chiamate in Nazionale, in Primavera e via dicendo.

Ora Gabriel Meli è un portiere conosciuto da tutti gli addetti ai lavori, ormai nel giro della Nazionale U20 e tenuto costantemente d’occhio dalla dirigenza dell’Empoli, e la sua storia ci insegna il valore della determinazione e della forza di volontà. Neppure i migliori di sempre hanno avuto un percorso privo di ostacoli, perché proprio questi aiutano a crescere e a tirar fuori il meglio di ognuno di noi. Le predisposizioni esistono, il talento anche, ma ciò che conta veramente è avere la forza di farlo emergere e di costruire una persona capace di gestirlo. Meli è la dimostrazione di tutto ciò: dal bambino timido e impaurito che era a un giovane uomo che difende senza tremare la porta della Pistoiese davanti a migliaia di tifosi. La Fiorentina decise che non era pronto, ora Meli potrebbe aggiungersi ai Mancini o agli Zaniolo di turno che tanto fanno rimpiangere i dirigenti viola. Il suo è memento a non smettere mai di crederci, perché con la forza della mente tutto diventa possibile.

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