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Alessandro Minelli a MP: “Il Parma? Ancora non ci credo, la mia vita è cambiata”
Un’infanzia divisa tra il calcio e il basket, poi la pallacanestro è pian piano scomparsa per far spazio al calcio. Inizia così la giovanissima carriera di Alessandro Minelli, classe ’99 e centrale di difesa del Rende Calcio squadra calabrese che milita nel girone C di Serie C.
Tra il primo contratto professionistico e i primi passi nel mondo delle giovanili sono arrivati più dispiaceri che sorrisi ad un ragazzo che non ha mai mollato. Partito nelle giovanili dell’Inter dopo il campionato Berretti e la medaglia da campioni d’Italia gli viene negato l’esordio nella Primavera allenata da Stefano Vecchi. Poi la chiamata a Pescara: la prima avventura fuori casa. Nel luglio della scorsa estate ecco la doccia fredda, con gli abruzzesi non arriva il riscatto dopo una stagione da titolare e l’Inter che lo svincola sul mercato. Dopo qualche settimana di buio e qualche allenamento senza nessuna squadra arriva la chiamata dalla Calabria. Poi a gennaio l’inizio di un sogno, visita al “Tardini” e la nuova maglia del Parma Calcio dopo sei mesi da direttore d’orchestra della retroguardia biancorossa. Oggi, MondoPrimavera.com ha contattato in esclusiva il difensore milanese in vista di questo finale di stagione.
Ciao Alessandro, iniziamo a riavvolgere il nastro dopo questo primo anno di professionismo e arriviamo alla chiamata del Parma.
“Ancora fatico a crederci a questa chiamata, sono felice e posso dire che la mia vita è cambiata. Ritrovarmi in meno di sei mesi in un club di serie A quando a luglio non avevo nemmeno una squadra, devo materializzare ciò che è successo. Devo dire grazie anche al mister Modesto che dopo la trattativa con il Parma mi ha dato un sacco di consigli per restare concentrato sul campionato. Chiamerò ancora il mister per farmi consigliare. A fine anno prenderò una piccola pausa di una settimana, poi tornerò a lavorare per farmi trovare pronto per luglio perché rispetto a loro devo migliorare tanto, sia fisicamente che tecnicamente e devo cercare di mettermi sotto per dimostrare il mio valore in ritiro.”
Dall’Inter al Pescara, ci racconti questa avventura dopo la vittoria del campionato Berretti?
“Prima di arrivare all’Inter ero in una piccola squadra associata ai nerazzurri, in quegli anni non giocavo mai e facevo la sponda tra panchina e tribuna. Così insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di andare un po’ fuori casa in provincia di Lecco, all’Olginatese. Li ho giocato il primo anno con gli allievi, poi l’anno successivo hanno deciso di portarmi in prima squadra ed è arrivata la chiamata dell’Inter dopo l’esordio in D. Ovviamente ero felicissimo, l’Inter è uno dei club più importanti a livello giovanile. A Pescara è stata la prima esperienza fuori casa, all’Inter ero vicino di casa ma ho subito accettato perché avevo voglia di giocare e di esprimermi. In Abruzzo ho giocato da titolare l’intero campionato, è anche grazie a loro che sono arrivato prima a Rende e poi a Parma.”
La chiamata del Rende è arrivata all’inizio di un’estate turbolenta, come ti sei trovato in Calabria dopo questo primo anno di Serie C?
“Dopo l’anno a Pescara mi aspettavo il riscatto, questo non è mai arrivato. Sono rimasto deluso e ho iniziato ad allenarmi da solo senza avere nessuna squadra. Un pomeriggio poi ha chiamato il mio procuratore e mi ha parlato del Rende, è salito a Milano il direttore Martino e grazie alle sue parole ho accettato di venire al Rende, un progetto che crede nei giovani. In questo momento di difficoltà il nostro atteggiamento non deve cambiare, il nostro gioco lo esprimiamo in qualsiasi campo che sia in casa o in trasferta perché l’importante ora è vincere per centrare i playoff. Ricordo ancora il mio esordio a Pagani, ero teso e mi tremavano le gambe: avevo tante aspettative. E’ stato il mister a tranquillizzarmi, in campo poi ho pensato solo alla partita.”
Sui giovani invece cosa ne pensi? Senti la differenza tra uno spogliatoio di Serie C e quello giovanile?
“E’ un peccato la nuova legge sulla Serie C, i club devono investire sui giovani perché sono il futuro del paese. Nelle primavere ci sono tanti talenti, noi dobbiamo lavorare sodo per inseguire i nostri sogni. Il mio di sogno è in parte realizzato, ora bisogna restare a questi livelli perché non è affatto facile. C’è tanta differenza tra il settore giovanile e la prima squadra, in Primavera abbiamo tutti la stessa età qua invece ci sono i grandi e più piccoli. Ci sta sempre una gerarchia, un rispetto verso i più grandi. Nel settore giovanile c’è meno tensione, meno responsabilità.”
Alessandro, prima di concludere abbiamo la curiosità di sapere se capisci e parli il dialetto calabrese da buon lombardo quale sei. “Lo sto imparando, all’inizio è stato difficile ma adesso capisco meglio ma non lo parlo ancora.”
Ringraziamo per la gentile collaborazione l’Ufficio Stampa del Rende.
FOTO: Instagram Alessandro Minelli
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