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Primavera in balia del Covid-19: senza protocollo il campionato non ha futuro

La nostra riflessione sull’andamento del campionato

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Il calcio giovanile italiano vive un momento di grande sofferenza. L'emergenza sanitaria legata ai contagi da Covid-19 ha infatti portato alla sospensione dei tre livelli del campionato Primavera (e di tutti gli altri campionati dei settori giovanili) almeno fino al 3 dicembre. Un verdetto che, nel momento in cui è arrivato, è parso inevitabile per la situazione in cui versava l'intero ambiente: tantissime partite rinviate, molte squadre con casi di positività o in isolamento e un calendario da reinventare giorno dopo giorno. Nel caso del Primavera 1, la decisione di sospendere il campionato è maturata dopo una votazione da parte delle 20 società della Lega Serie A, oltre alle 3 di B che disputano il massimo campionato giovanile (Ascoli, Empoli e SPAL). A vincere, come è noto, è stato il partito del "no" e dunque, dopo il lunghissimo stop forzato imposto nei mesi primaverili e la difficoltosa ripartenza di settembre, il campionato Primavera è stato nuovamente costretto a fermarsi. Come voi cari lettori ben sapete, noi di MondoPrimavera.com ormai da molti anni cerchiamo di fare del nostro meglio per dare voce e spazio ai talenti emergenti del nostro calcio. Partendo dal presupposto che la salute degli atleti è il primo elemento da salvaguardare, non possiamo sottrarci dal difendere il movimento del calcio giovanile in questo momento di enorme difficoltà.

Per questo, la prima riflessione da fare riguarda proprio la ripartenza del campionato, avvenuta a metà settembre dopo uno stop che durava da ben sei mesi. Siamo i primi sostenitori della competizione, ma la decisione di ricominciare senza un adeguato protocollo (ne parleremo tra poche righe), pur consapevoli del rischio elevato di contagi che avrebbero potuto condizionare sia il regolare svolgimento della stagione che la salute dei calciatori, col senno di poi ci è parsa quantomeno superficiale. La giovane età dei ragazzi li porta inevitabilmente a una socialità elevata, in primis per quanto riguarda il percorso scolastico, ma anche nella sfera privata: un aspetto che, a parere nostro, avrebbe dovuto avere una maggiore considerazione in previsione dello scenario di rischio. Una premessa doverosa per arrivare al nodo della questione: il protocollo. Il calcio professionistico (Serie A, B e C) riesce ad andare avanti – più o meno – regolarmente grazie a un protocollo rigido che prevede tamponi con frequenza puntuale per tutti i componenti del "gruppo squadra", oltre a una serie di procedimenti ben precisi da seguire nel caso in cui vengano riscontrate delle positività. Il campionato Primavera, invece, prevede un protocollo più leggero con molti meno controlli: una disparità che ha compromesso il regolare svolgimento dei campionati, fino all'inevitabile sospensione.

Nel momento in cui scriviamo questo editoriale non sappiamo se il campionato Primavera riuscirà a ripartire e, nel caso, le modalità con cui lo farà, alla luce delle tante partite da recuperare. Lo ribadiamo, siamo i primi a tifare per una regolare ripartenza: vogliamo tornare a seguire il nostro campionato preferito e raccontare la crescita dei "nostri" ragazzi. Nel nostro piccolo, però, pretendiamo anche che possano farlo in sicurezza, con un nuovo protocollo adeguato. Per metterlo in atto serve probabilmente uno sforzo maggiore da parte dei club: i giovani sono il serbatoio da cui attingere per il futuro del nostro calcio e le recenti prestazioni dell'Under 21 e dei vari Bastoni, Barella e Locatelli (per citarne alcuni) con la Nazionale maggiore ne sono l'ennesima dimostrazione. Negare a tutti i ragazzi del campionato Primavera la possibilità di ripartire, senza averci provato fino in fondo, rischia di minare seriamente il loro percorso di crescita calcistica. E sarebbe un vero peccato. 

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