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Sassuolo, parla Artioli: “Sono uno che non molla mai. Essere capitano è una grande responsabilità”

Intervista a Federico Artioli del Sassuolo

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Artioli

Il capitano del Sassuolo Primavera, Federico Artioli, centrocampista classe 2002, ha rilasciato una intervista a TBC. Queste le sue dichiarazioni.

“A 14 anni è arrivata la chiamata del Sassuolo, dopo l’esperienza nei dilettanti e nella Spal e non ho esitato ad accettare. I miei genitori erano titubanti perché dovevo lasciare casa, ero giovane e avevano paura non fossi mentalmente pronto. Il primo giorno non vedevo l’ora di arrivare in convitto, ma dopo la prima notte ho chiamato mia madre per tornare a casa. Era un salto molto tosto da compiere. Col passare del tempo mi sono sentito sempre più a mio agio, grazie a persone come la cuoca Meris, una grande signora che ha fatto come da nonna ai ragazzi in convitto. Ho trovato grandi amici e compagni di vita, come Andrea Ghion e Matteo Larosa. In campo ho trovato mister Turrini, che ha avuto fin da subito un occhio di riguardo per i ragazzi in convitto, eravamo solo in due ma avevamo più difficoltà rispetto agli altri. Devo dire che tutti mi hanno dato una grossa mano e piano piano mi sono ambientato. Sono partito dall’Under 15, fino ad essere capitano in Primavera al terzo anno di militanza: passare dai campi di Madonna di Sotto, facendo avanti e indietro con i pulmini, ad un centro sportivo così grande è una grande emozione, non tutte le società hanno la fortuna di avere una struttura come questa. Il primo contratto da professionista è stata un emozione unica. Quando il segretario Lorenzo Casciello mi ha chiamato per dirmi di venire in sede a firmare, non ci credevo. Al primo allenamento ero intimorito, non conoscevo nessuno e allenarsi con giocatori che fino al giorno prima vedevi in tv è una grandissima cosa. I ragazzi della prima squadra mi hanno messo a mio agio soprattutto il capitano Magnanelli. Il mister mi ha spronato per dare il meglio di me e dimostrare in campo il mio valore. L’obiettivo per il fine stagione e per l’anno prossimo è guadagnarmi una convocazione in Serie A, meglio ancora un esordio: sarebbe un sogno per me e la mia famiglia. A livello giovanile il campionato Primavera è il più difficile, la classifica è molto corta e cambia ad ogni giornata. Quest’anno stiamo facendo un buon campionato, rispetto agli anni scorsi dove puntavamo alla salvezza possiamo puntare a qualcosa di più grande. Come giocatore non mollo mai e fino all’ultimo cerco di aiutare la squadra dando sempre il massimo; un mio difetto forse è essere troppo testardo e tenere troppo la palla invece che giocarla subito. Ho un grande rapporto con mister Bigica, sia in campo che fuori, è un allenatore che conosce molto bene la categoria. A gennaio mi ha dato la fascia da capitano, è una grande responsabilità e devi dare l’esempio. Poter essere allenato da un ex giocatore come lui è una fortuna. Ci può far arrivare in zone alte della classifica. Infine spero un giorno di tornare a Coverciano in futuro, la maglia azzurra anche se in Under 17 e Under 18 da sempre emozione” 

 

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