Genoa
Genoa, Chiappino: “I ragazzi vanno fatti giocare, in Italia si fa ancora un po’ fatica. Primavera? Stagione difficilissima”
Le parole del tecnico rossoblù dal ritiro di Tavarone
Dal ritiro di Tavarone, dove si sta allenando il Genoa Primavera, ha parlato il tecnico Chiappino che ha fatto un discorso a 360 gradi su tutto il calcio giovanile salvo poi scendere nel dettaglio della stagione che verrà e di quella che è la sua rosa per il Primavera 1. Di seguito le parole di mister Chiappino come riportate da buoncalcioatutti:
“La nostra continuità è data dalla proprietà e dai nostri responsabili, che sono sempre gli stessi e scelgono gruppi di lavoro facendo girare i tecnici in base alle proprie esigenze e secondo le loro caratteristiche. Chi lavora nel settore giovanile deve avere la capacità di aver visione di tutto, senza mettere il proprio timbro su una squadra. Fortunatamente noi siamo un gruppo di lavoro coeso, ma non solamente il mio. Nel nostro gruppo sono tutti ragazzi giovani che hanno voglia di fare, ragazzi che cerchiamo di formare perché quando noi decideremo di fare dell’altro credo sia giusto avere leve giovani pronte a prendere in mano la situazione, dando appunto la continuità che ci vuole. Giovani in ritiro a Neustiff? Questo è il nostro fine ultimo: creare giocatori. Se siamo bravi e fortunati riusciamo a dare giocatori alla nostra prima squadra, se siamo bravi e un po’ meno fortunati dobbiamo cercare di formare ragazzi che possano fare professionismo. Parto dal presupposto che i ragazzi vadano fatti giocare per capire in quale categoria effettivamente possano stare. Qui in Italia facciamo ancora un po’ fatica, mentre all’estero hanno molta più facilità nel farlo: negli ultimi Europei ci sono nazionali importantissime che hanno fatto giocare con continuità dei 2002. Noi fatichiamo a fare giocare dei ’99 e questo è un problema, poi ci nascondiamo dietro al fatto che non sono pronti e che non hanno continuità, ma questa è una caratteristica del giocatore. Farli giocare un po’ di più, dandogli il tempo di sbagliare e di imparare, sono convinto dimostrerebbe che i nostri giocatori sono al livello degli stranieri. Qualche ragazzo che abbiamo fatto giocare con un po’ più di continuità ha trovato poi sbocchi. Uno fra gli ultimi è stato Rovella, che abbiamo avuto coraggio e capacità di farlo giocare con continuità e ci ha dato grandi soddisfazioni. Poi non saranno tutti come lui e non andranno tutti alla Juventus, ma i ragazzi possono e devono giocare. Parlo a livello regionale: bisognerebbe che durante l’anno alcuni giocatori potessero lavorare più spesso con la prima squadra e fare una decina di presenze. Allora si potrebbe dare una valutazione più in generale. Stagione alle porte? Noi abbiamo un gruppo abbastanza giovane al di là dei fuori quota. Abbiamo portato 4-5 ragazzi del 2004 e del 2003, che l’anno scorso hanno vinto il campionato: era giusto così. Il prossimo sarà difficilissimo, con 18 squadre e 3 retrocessioni in cui si rischia sempre di finire dentro. Io storco un po’ il naso con il discorso retrocessioni: è vero che hanno alzato, o perlomeno dicono che abbiano innalzato, la qualità della competizione, ma non hanno fatto altro che mettere ancora più pressione ai ragazzi. Fare la Primavera 1 dà un’immagine importante e retrocedere fa girar le scatole. Avete visto che ci sono stati esoneri di allenatori in Primavera 1? Tu puoi esonerare un allenatore del settore giovanile perché non va bene con quello che è il tuo canone di lavoro, non perché perde partite e allora rischi di retrocedere. Credo che questo non sia educativo, specialmente per i ragazzi a cui si mette molta più pressione. Questo è uno dei motivi per cui hanno invecchiato la competizione passando da 3 a 5 fuori quota, che sono effettivamente troppi. Cenci e Kunig? Loro fortunatamente ora stanno bene, dopo infortuni seri da cui si sono rimessi in piedi. Ci è voluto un po’ di tempo, questa per loro sarà una stagione importante perché sono fuori quota. Gli infortuni li hanno penalizzati, perché altrimenti sarebbe stato logico non averli più qui e magari trovali in altre squadre a provare a fare i protagonisti. Ora dipenderà da loro: io dico a tutti che il pane in tasca non lo ha nessuno, ma che tutti se lo devono guadagnare ogni giorno. Giovani in Nazionale? Oggi sono andati via 4 ragazzi aggregati alle varie nazionali e quando succede questo siamo felicissimi. Non ci importa il fatto di non avere ragazzi al campo, anzi per loro deve essere un orgoglio. Siamo contenti, speriamo durante la stagione di poterne aggregare qualcun altro. Come Boci, chiamato per raggiungere nei prossimi giorni l’Italia Under 19. Noi siamo contenti di essere seguiti e lo sono i ragazzi, che vi seguono e questo per noi è importante: inizia a fargli capire quanto seguito abbia questo meraviglioso gioco che poi è diventato uno sport. Se loro riescono a capire che devono divertirsi giocando a calcio, hanno davvero qualche chance in più. Abbiamo ragazzi che si imbruttiscono davvero troppo per un mancato risultato o una mancata convocazione o per una partita che non va come si deve. I ragazzi devono cercare di crescere e prendere questo gioco come una scuola di vita, in cui imparano a socializzare, prendersi cura l’uno dell’altro, in cui imparano la convivenza e le diversità etniche. È davvero una scuola di vita meravigliosa. Loro ogni fine partita sono lì che aspettano chi vada a fare un’intervista, poi vanno a leggere il commento del compagno: è una cosa importante, perché gli fa prendere coscienza di un lato del loro mestiere che ora conoscono poco”.
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