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L’Italia non è un paese per giovani! Che ca…lcio sta succedendo?

Riflessione sulla situazione dei giovani nel calcio

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L’Italia non è un paese per giovani. Quante volte abbiamo sentito o detto questa affermazione? Tantissime. Nello sport, e soprattutto nel calcio, questo argomento è spesso lasciato in disparte. Se ne parla, ma il vero problema è che non si fa nulla per cambiare rotta. Mancanza di programmazione? Strutture inadeguate? Allenatori poco preparati? Mancanza di soldi? Mentalità? Sono tante le domande che ci poniamo e ci potremmo porre, ma la vera domanda è: c’è una risposta/soluzione a tutto questo? Sicuramente sì, anzi sì e sta tutta nell’insieme di domande che ci siamo posti, e vi sarete posti, pocanzi. 

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Questa riflessione parte da lontano, sono anni che seguiamo il calcio giovanile e con esse le tante storie di ragazzi che, chi più e chi meno, sono riusciti ad arrivare al professionismo ed alla Serie A. Sono anche anni che ci poniamo queste domande sempre più frequentemente e lo specchio di questo problema lo si ha vedendo la Nazionale. La Spagna ci ha affrontato in casa nostra ed aveva Gavi, classe 2004 all’esordio e titolare nel Barcellona, senza contare l’esordio del 2002 Pino nella ripresa e l’assenza del coetaneo Pedri. A tal proposito apriamo subito una parentesi, Mancini con la Nazionale sta facendo e farà un grande lavoro, ovviamente lavora con quel che le società gli mettono a disposizione e non è lui il punto della nostra questione, anzi sta cercando di portare idee e stage per far cambiare la mentalità ai club. Ecco, la mentalità, una parola che da noi si usa forse a sproposito o senza davvero credere fino in fondo a quel che stiamo dicendo. Dobbiamo partire dalla base, oltre che dalla tecnica e dalle strutture adeguate per farla migliorare, serve lavorare sulla mentalità di chi ruota intorno al calcio: giornalisti, tifosi e società. Serve cambiare il nostro modo di pensare per cercare di migliorare questa situazione, perché giocatori di talento in Primavera, e non solo, ci sono. Li seguiamo, li osserviamo e ne conosciamo le caratteristiche per vederli poi girovagare nelle serie minori senza mai avere una chance con i grandi. Le grandi squadre hanno obiettivi da raggiungere, chiaramente, ed inserire un giovane talvolta è visto più come un freno che come un aspetto positivo. Come mai a Barcellona giocano giocatori come Pedri o Gavi? Come mai al Bayern Monaco gioca Musiala? Come mai al Borussia Dortmund gioca Bellingham? Potremmo andare avanti ancora citando altre squadre, ma ci fermiamo qui e ci soffermiamo sul fatto che anche i club sopracitati sono considerati big e lottano per obiettivi importanti. Quindi cosa spinge queste società a lanciare i giovani, mentre in Italia vediamo giovani ancora ragazzi che sono ormai fatti e finiti? A questo ci leghiamo dei dati presi da Eurosport, dove in Italia i cosiddetti teenager hanno raccolto in stagione 336 minuti. Nulla a che vedere con gli altri top campionati Europei: Premier League (1610), Liga (3080), Bundesliga (4361) e infine la Ligue 1 con 6285 minuti. Un abisso tra Italia e calcio estero, numeri che lasciano perplessi, soprattutto noi che vediamo di anno in anno tanti giovani talenti nel Campionato Primavera 1 e che, forse, meriterebbero una chance o comunque una considerazione migliore. 

Basti pensare che in Italia in Primavera, per restare nel nostro campo, c’è la regola dei cinque fuoriquota (2002, ndr) e con il nuovo stravolgimento dei campionati si è data più importanza ai risultati rispetto alla crescita dei ragazzi. Potremmo andare avanti a scrivere e tirare fuori sempre più argomenti a riguardo, la vera domanda da porsi è un’altra: stiamo davvero cercando di migliorare la situazione del calcio, soprattutto quello giovanile, in Italia? La nostra risposta è NO. A voi le considerazioni…

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