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ESCLUSIVA MP – Evaristo Cola: “In Italia mentalità vecchia. Mancano allenatori qualificati e Centri Federali”

Uno dei più grandi conoscitori del nostro calcio a ruota libera sul tema: Il calcio e i giovani in Italia

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Il campionato ha ripreso il suo consueto cammino dopo la seconda, classica, sosta per gli impegni delle Nazionali; impegni che, forse, più delle altre volte hanno lasciato qualche segno.

Il ‘segno’ a cui facciamo riferimento riguarda i giovani.

Questa volta a dare il ‘la’ è stata la Spagna, proprio contro gli Azzurri, con un certo Gavi, centrocampista classe 2004, di proprietà del Barcellona, che già qualcuno accosta ad Iniesta, il quale ha dato prova di qualità, quantità e personalità.

Per qualcuno retorica, per qualcuno argomento inutile, per qualcun altro sprono. Come per Evaristo Cola , grandissimo conoscitore del nostro calcio, e non solo, osservatore per prime squadre di Serie A e Serie B, nonché ex Direttore Sportivo di squadre in Serie C e in Serie D. Insomma, chi meglio di lui poteva spiegarci questa tendenza che l’Italia continua a trascinarsi come una zavorra, ovvero il puntare meno, confronto alle altre Nazioni europee, sui giovani, soprattutto italiani, e a darci anche qualche consiglio?

Signor Cola, buonasera! Cominciamo da un argomento ancora caldo: Gavi. Una sua impressione, oltre ai già tanti elogi e complimenti?

“Buonasera a lei. Innanzitutto partiamo col dire che la Spagna, attualmente, a mio parere gioca il miglior calcio a livello di Nazionale. Dopo aver vinto in quattro anni – dal 2008 al 2012 – due Campionati Europei ed un Mondiale, c’è stato un momento quasi di appannamento, se vogliamo dire, che ora con Luis Enrique pare aver ritrovato palleggio, pressione alta nel recupero palla, verticalizzazioni ad un tocco, massimo due, rapidità anche nel ragionare, insomma quel vecchio tiki-taka che l’ha contraddistinta dieci anni fa e che è sempre un bel vedere.

Gavi è già Giocatore! Perché è nato Giocatore! In un Paese dove nasce Giocatore! Cultura e mentalità totalmente differenti dalle nostre. Già dall’inizio della scuola-calcio, all’età di cinque anni, si cerca di far mettere in pratica tecnica di base, palleggio, verticalizzazioni… Lui è uno che in mezzo al campo fa la differenza! In un centrocampo a due, a tre come mezzala ea quattro come centrale di destra. Ha intelligenza tattica, forza nelle gambe, visione di gioco. Fa riflettere la risposta di Luis Enrique ad un giornalista, dopo la finale di Nations League, tra l’altro giocando come un veterano e sostituendo un altro giovane forte e interessante, Pedri , 2002, quando gli viene chiesto se fosse stato troppo azzardato schierare un 2004:”No! Perché? Lui è già pronto!”. 

Per me – continua Cola – avrà una carriera ‘mostruosa’! Per qualcuno ha poca struttura, pochi centimetri, che potrebbe essere determinante in alcune zone del campo, ma il baricentro basso e la rapidità alla fine aiutare sempre, come nello ‘strappo’/scatto, ad esempio. Quello che ho accennato poc’anzi, riguardo la finale di Nations League, è fondamentale. un giovane esordiente per un altro giovane che, ricordiamolo, se nel primo tempo doveva stare lui su Pogba, nel secondo tempo la question si è inserire capovolta. E deve far riflettere molto. E questo perché è agevolato, semplicemente e soprattutto, dalla cultura e dalla mentalità sportiva nazionale.”

Esaustivo, signor Cola. Ci ha dato anche l’assist per una domanda che in pratica viene da sé, riguardante la mentalità. Cosa c’è di così ‘diverso’ in Italia? Perché si fa ancora fatica a credere nei giovani? 

“Semplice: c’è ancora una mentalità ‘vecchia’! Non abbiamo i Centri Federali. Molte scuole-calcio non sono attrezzate, tranne qualche grande eccezione, hanno istruttori ‘fai da te’, piuttosto che qualific he , dove la parte motoria, come la postura, unita poi alla tecnica e quindi alla ricezione e alla distribuzione della palla, sono alla base della formazione di un giocatore e solo una scuola-calcio completa può imprimere ciò. 

In Spagna c’è una miscela, una cooperazione, una sintonia tra l’istruttore di motoria e l’istruttore tecnico, tanto d’avere già bambini che sanno giocare negli spazi con un tocco/due tocchi, pressare, recuperare, ripartire veloci , verticalizzare, ‘tagliare’… Non lo abbiamo mai avuto, non lo e credo che non lo avremo se non cominciamo a rendercene e ad agire. Tutto questo, ovviamente, unito alla mancanza di coraggio di lanciare i giovani per raggiungere presto il risultato, preferendo giocatori già formati, ‘esperti’. Ecco così che ci ritroviamo indietro alla stessa Spagna o anche all’Olanda, trovandoci 2003 e 2004 che c’impressionano. Stiamo indietro anni luce!”.

Ed ovviamente la politica qui dovrebbe esserci d’aiuto, dal momento che orgoglio poi i successi sono un nazionale. Ha dettomancanza di coraggio’ e ci viene in mente il poco minutaggio dei nostri giovani confronto gli altri top campionati europei. Cinque tra i vari giocatori messisi in mostra lo scorso anno due giocano in Serie B, gli altri fanno fatica ad avere qualche chance: parliamo di Fagioli, Cortinovis, Zalewski, Satriano e Moro. Perché?

Fagioli sa giocare a calcio! Sa cosa deve fare quando ha la palla al piede. Un regista, gran palleggiatore, in orizzontale, in verticale, nel corto e nel lungo. Gran colpo in prestito per la Cremonese che, ricordiamolo, ha un certo Braida come Responsabile dell’Area Tecnica, ma che per me già meritava di giocare quest’anno in qualche Club di A (Sassuolo, Empoli…), ma sicuramente non lo avrebbe chiesto in prestito secco e la Juventus – proprietaria del cartellino – che sa fare calcio, sa che maturando a Cremona tornerà alla base il prossimo anno per giocarsi le sue chance per arrivare ad alti livelli, dove merita!

Cortinovis , ha buonissimi colpi – LEGGI QUI CHI È CORTINOVIS – ma lo vedo in ritardo, anche perché meno strutturato. È un 2001 che lo scorso anno ha giocato una grande Primavera, ma che in altre Nazioni aveva già giocato con i ‘grandi’. Bravo nell’essere propositivo ma meno nella fase di non possesso. Se riesce a migliorare lì è fuori dubbio che possa arrivare in Serie A, magari proprio con la squadra d’appartenenza – l’ Atalanta .

Zalewski è il classico trequartista dal buonissimo piede e dall’ottima visione di gioco ma che purtroppo oggi, come possiamo notare nei vari moduli adottati, è un ruolo quasi scomparso, venendo adattato in altre posizioni – largo a ‘piede invertito’, magari, in modo che possa poi accentrarsi ed andare al tiro, come Insigne ad esempio, andando però a perdere il raggio d’azione e avendo meno imprevedibilità – per non essere ‘ingabbiato’ centralmente. L’italo-polacco è veloce nella distribuzione e abile nell’uno contro uno ma anche lui manca nella fase di non possesso. Se con i nuovi moduli riuscirà ad evolversi tatticamente, sicuramente la Roma si ritroverà un gran bel giocatore.

Satriano e Moro sono due attaccanti – più esterno il secondo – che vedono la porta. Il primo, più del secondo, sa fare gol in vari modi (qualità, forza ed astuzia), sa far salire la squadra, giocare di sponda, forte di testa, forza fisica e rapidità. Un attaccante moderno. Se mi permettete è un piccolo immobile . Sarebbe stato ideale giocare già da quest’anno in Serie B per iniziare a notare la differenza tra il settore giovanile e la Prima Squadra. Ha tanta qualità, comunque, e nel giro di due anni l’ Intersi ritroverà in rosa un ottimo calciatore. Moro, come detto, è più esterno ed anche lui ha qualità da vendere, in questo momento però, causa giocatori come Anderson, Pedro e Zaccagni che gerarchicamente ed esperienza vengono prima di lui e la voglia di qualificarsi alla prossima Champion’s League da parte dei Biancocelesti, ne frenano il suo utilizzo da parte di mister Sarri

Torniamo sempre lì: preferire l’esperienza di giocatori per il raggiungimento quasi immediato dei risultati.

vero! Speriamo di cambiare rotta al più presto. Le ho fatto quei cinque nomi perché da quest’anno non giocano più in Primavera, ma insieme a loro altro protagonista, se non ‘ il protagonista’ è stato Baldanzi. Ecco, cosa può dirci su questo magnifico giocatore che, ricordiamolo è un 2003, come per esempio Musiala del Bayern Monaco, ma che ancora gioca in Primavera, a differenza del tedesco?

” Fantastico! Giocatore che mi piace molto! Mezza punta dal baricentro basso ma con forza nelle gambe. Tecnico, rapido, intelligente… Forte nell’uno contro uno, nelle posizioni a piede invertito oa piede diretto, nel verticalizzare, nel cambio ddirezione.. Ma lo ha detto lei: gioca ancora in Primavera! Però, sono sicuro che proprio grazie alla sua squadra di appartenenza, l’ Empoli , ed al suo attuale allenatore Antonio Buscè , potrà arrivare a grandi livelli. dell’Empoli, colgo l’occasione di fare i complimenti a questa Società, al Presidente Corsiche sta facendo un grandissimo lavoro. Da venti, venticinque anni a questa parte ha investito molto nelle strutture, nel settore giovanile e con la sua competenza è scoperto a direttori sportivi, allenatori e calciatori. Qualche nome? Caccia , Montella , Di Natale , Zieliński , per quanto riguarda i calciatori. Spalletti , Sarri e Dionisi , gli allenatori. Lucchesi , Pradè , Pino Vitale , Marcello Carli per quanto riguarda i direttori, soprattutto l’attuale Accardi .Ha un fiuto innato! Davvero competente! Complimenti a Corsi! Ma un plauso va anche all’allenatore dell’Under 19 Buscè, citato poc’anzi: davvero un ottimoallenatore! A dire il vero mi stupìsce che sia ancora in una squadra Primavera perché ha gli attributi per arrivare in alto! Lo scorso anno ha vinto, convincendo , il campionato Primavera contro mostri sacri, nonostante la Prima Squadra fosse in Serie B. Riesce a trasmettere ai suoi giocatori ‘cattiveria’, tatticamente sono dinamici, padroni del campo, determinati, intelligenti, oltre ad avere . Ottimo lavoro di Buscè!

Comunque, oltre a Baldanzi – LEGGI QUI CHI È BALDANZI vorrei segnalarne altri due della squadra azzurra: Viti , ottimo difensore centro-sinistra che può giocare in una a tre ma anche in una a quattro, ed Asllani , playmaker che sa dettare benissimo i tempi in mezzo al campo, a due a tre ea quattro, a testa alta e con i piedi buoni. Forse, lui, deve migliorare nell’urto e nella fase di non possesso ma sul piano tecnico e tattico è tanta roba. Entrambi 2002, che mi hanno impressionato sia per personalità che per qualità e grazie a loro, la squadra di Corsi farà delle notevoli plusvalenze, perché sono destinati a grandi palcoscenici.”

Ecco, nominando questi giocatori mi è venuto in mente di chiederle quali giovani l’hanno colpita in queste prime Giornate e che per lei potrebbero avere una carriera brillante?

“Le do cinque nomi: Simone Pafundi, trequartista dell’Udinese Primavera, classe 2006 – dove anche per questo motivo faccio i complimenti all’Udinese tutta, dall’allenatore dell’Under 19, al Direttore dell’Area Tecnica, passando per il Responsabile del Settore Giovanile – Giacomo Marconi, centravanti del Parma Primavera e Wisdom Amey, difensore centro-destro e anche esterno di destro, del Bologna Primavera, entrambi del 2005; Andrea Palella, centrocampista del Genoa Primavera e Luca D’Andrea, trequartista della S.P.A.L. Primavera, entrambi del 2004.

Li seguiremo con attenzione, allora. Per concludere questa meravigliosa chiacchierata, signor Cola, non possiamo fare altro che chiederle qualche consiglio riguardante il tema di questa intervista, ovvero ‘Il calcio e i giovani in Italia’, come si potrebbe iniziare per far sì che il trend cambi, tralasciando il discorso politico e la difficoltà di fondi? 

“Innanzitutto, servono come il pane i Centri Federali, dopodiché da parte della F.I.G.C. dovrebbero esserci ispezioni nelle scuole-calcio per vedere e capire chi forma questi bambini. Sono istruttori di motoria qualificati? Sono istruttori tecnici qualificati? Non stressare i bambini con tatticismi o far portare loro troppo la palla, ritrovandosi a giocare con reparti lunghi, ma brevi tocchi e lasciarli divertire, cosa fondamentale è importante. In Serie D toglierei l’obbligo degli Under, semplicemente perché i molti giovani arrivano in prestito – prestito non federale, perché dai professionisti ai dilettanti non esiste, ma comunque definitivo, che a fine stagione concedere loro di rientrare alla base, grazie ad accordi privati , o rimanere nuovamente lì o andare in Serie C – da squadre di Serie A e B, senza creare plusvalenze e non valorizzando i propri vivai e diventando una squadra ‘satellite’ dei grandi Club. Ma un altro problema che può nascere, in questo modo, a fine stagione, nonostante gli accordi, è che la società dilettantistica può fare leva sulla valorizzazione del giocatore e sul fatto che è un trasferimento definitivo e, quindi, cederlo lei ad un’altra società, creando dei problemi nei rapporti professionali e che si ripercuoterebbero sullo stesso ragazzo. Inoltre inserirei, come anche in Serie C, l’obbligo degli Under che negli ultimi tre o cinque anni hanno giocato nei propri settori giovanili. Come inserirei l’obbligo dei sottoetà anche nel campionato Primavera. Campionato, anch’esso, dove si pensa al risultato più che al bel calcio, soprattutto dopo l’inserimento delle retrocessioni e promozioni. Anche se, ovviamente, poi ci sono le eccezioni dove oltre al risultato si bel calcio. E questo, per chi ‘mastica calcio’ può essere propedeutico anche per gli stessi allenatori; perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, obbligo degli Under che negli ultimi tre o cinque anni hanno giocato nei propri settori giovanili. Come inserirei l’obbligo dei sottoetà anche nel campionato Primavera. Campionato, anch’esso, dove si pensa al risultato più che al bel calcio, soprattutto dopo l’inserimento delle retrocessioni e promozioni. Anche se, ovviamente, poi ci sono le eccezioni dove oltre al risultato si bel calcio. E questo, per chi ‘mastica calcio’ può essere propedeutico anche per gli stessi allenatori; perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, obbligo degli Under che negli ultimi tre o cinque anni hanno giocato nei propri settori giovanili. Come inserirei l’ obbligo dei sottoetà anche nel campionato Primavera. Campionato, anch’esso, dove si pensa al risultato più che al bel calcio, soprattutto dopo l’inserimento delle retrocessioni e promozioni. Anche se, ovviamente, poi ci sono le eccezioni dove oltre al risultato si bel calcio. E questo, per chi ‘mastica calcio’ può essere propedeutico anche per gli stessi allenatori; perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, dove si pensa al risultato più che al bel calcio, soprattutto dopo l’inserimento delle retrocessioni e promozioni. Anche se, ovviamente, poi ci sono le eccezioni dove oltre al risultato si bel calcio. E questo, per chi ‘mastica calcio’ può essere propedeutico anche per gli stessi allenatori; perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, dove si pensa al risultato più che al bel calcio, soprattutto dopo l’inserimento delle retrocessioni e promozioni. Anche se, ovviamente, poi ci sono le eccezioni dove oltre al risultato si bel calcio. E questo, per chi ‘mastica calcio’ può essere propedeutico anche per gli stessi allenatori; perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire, perché un direttore sportivo che vede un allenatore che riesce a giocare molto i giovani e nello stesso tempo a produrre bel calcio, sa benissimo quale allenatore poi scegliere. Per finire,ABBIATE PI CORAGGIO! “.

 

 

 

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