Sassuolo
Palmieri: “Solo ora ci accorgiamo che non c’è un ricambio generazionale e che non ci sono nuovi talenti?”
Il Responsabile del Settore Giovanile del Sassuolo, ha detto la sua riguardo la non partecipazione dell’Italia al Mondiale e i giovani
Seconda eliminazione dal Mondiale durante la fase di qualificazione per l’Italia.
Un tema caldo, caldissimo, a tal punto da bruciare parecchio, sia agli addetti ai lavori che non.
Proprio un addetto ai lavori, Francesco Palmieri, ex attaccante, dal 2004 dirigente e dal 2015 Responsabile del Settore Giovanile del Sassuolo, ha detto la sua riguardo a questo argomento, sottolineando l’importanza ma, soprattutto la mancanza di un ricambio generazionale e di talenti nel nostro calcio nazionale, sorprendendosi di come molti solo ora, forse, si stiano rendendo conto di questo problema.
“Adesso che la Nazionale è stata eliminata dai playoff per il Mondiale ci accorgiamo che non c’è un ricambio generazionale e ci chiediamo come mai non ci sono nuovi talenti: la realtà è che le cose non funzionano da tanti anni e le criticità andavano affrontate molto tempo fa. Forse non saremmo arrivati a questo punto.”
Un discorso che affrontammo proprio non tanto tempo fa con un’attenta analisi di Evaristo Cola – LEGGI QUI – e che mai come ora anche le sue parole riecheggiano fortemente.
Se pensiamo che tre degli attaccanti Azzurri nella rosa di Mancini, fino all’altra sera erano del Sassuolo (Berardi, Raspadori e Scamacca), ci rendiamo davvero conto di quanto stia lavorando bene la Società, anche grazie a Carnevali.
“Noi siamo fortunati perché Giovanni Carnevali crede molto nei giovani e lavoriamo quotidianamente per scovarli e poi svilupparli al meglio delle nostre possibilità; ma la verità è che c’è un problema di fondo e se non arrivano regole dall’alto non credo che la situazione possa cambiare.”
Per far si che si possa realizzare qualcosa, di buono ovviamente, bisogna crederci, soprattutto investendo. Infatti:
“Qualcosa cambierà solo se tutti inizieremo a crederci davvero. I giovani devono giocare e sbagliare, non essere fatti fuori al primo errore. Dovrebbe succedere ovunque! Per questo dico che servirebbe un’impostazione dall’alto, come ad esempio l’obbligo di portare ogni anno in Prima Squadra uno o due calciatori delle giovanili. I ragazzi non sono mai pronti… se non ci si crede si fa fatica. E poi si dovrebbe imporre alle Società di investire nei centri sportivi, non è possibile che alcune squadre non abbiano nemmeno i campi per fare allenare le varie Under. Si parla di giovani in difficoltà, ma ci scordiamo che hanno bisogno di attenzioni continue e solo con strutture all’avanguardia e allenatori retribuiti è possibile seguirli davvero e non disperderli. Và cambiata la mentalità! Non deve essere un problema assumere un allenatore o un osservatore in più, invece in certi casi è così. Bisogna privilegiare questi investimenti.”
Il suo pensiero, andando avanti, si pone su un altro dato di fatto oggettivo, per vari motivi che adesso non stiamo qui ad elencare e spiegare: i molti stranieri nelle squadre giovanili.
“Il fatto che ci siano molti stranieri nelle rose giovanili e della Primavera è normale, dato che oggi il mercato è libero e i costi sono limitati. Ai nostri, invece, diamo valori esorbitanti senza la possibilità di farli crescere.”
Ma anche sulla possibilità di avere una ‘seconda squadra’, un’Under 23 come molte squadre europee e come la sola Juventus in Italia:
“Penso che possa essere una delle soluzioni, perché la forbice tra Academy e Serie A è ampia, tanto che solo i migliori iniziano dalla Serie B e quasi tutti finiscono in C, però dietro c’è anche un discorso economico importante. Noi stiamo facendo le nostre considerazioni, in questi anni siamo già cresciuti in maniera esponenziale.”
Concludendo, l’accento si pone sulla mancanza di talento, cioè chi è davvero in grado di fare la differenza in campo, anche quando si va a cercarli all’estero e, quindi, s’integrano perfettamente con la squadra e con l’idea del nostro calcio e far fare quel salto di qualità.
“Non li incentiviamo al gesto tecnico, ad avere coraggio, a sviluppare il proprio talento! on li abituiamo a prendere decisioni sotto pressione, che ad esempio è uno punti dei cardine della cantera del Barcellona, ma tronchiamo il loro sviluppo tecnico ingabbiandoli nel nostro tatticismo. Devono proprio cambiare i presupposti, non si può parlare di tattica collettiva a ragazzini di 15 anni. Una delle motivazioni è sicuramente la necessità per gli allenatori, spesso non retribuiti a dovere, di rispondere a un’esigenza di risultati. Non sono tutelati né ben valutati e questo ha scatenato un meccanismo di contrazione anziché di sviluppo. Tant’è che molti di loro servono le giovanili solo come trampolino per la Prima Squadra.”
In questi anni, la squadra neroverde ha fatto molti progressi soprattutto per quanto riguarda i giovani e sotto la guida del suddetto Responsabile, che proprio in questi giorni sta seguendo la squadra Under 18 impegnata nel famoso Torneo giovanile, ‘il Viareggio’ , che proprio ieri si è qualificata per la semifinale, dove affronterà un’altra Società che da anni da importanza e rilevanza al suo Settore Giovanile, la prima, se vogliamo, in Italia e una tra le prime in Europa: l’ Atalanta . Nell’altra semifinale, invece, troviamo un’altra squadra italiana, che anch’essa ha come particolarità il proprio Settore Giovanile: l’ Empoli .
Un’intervista concessa ai colleghi della Gazzetta dello Sport che segue le parole di Nicolato di qualche giorno fa, il quale sosteneva che andando avanti di questo passo, cioè che ‘non si vedono giovani’, si dovranno convocare giocatori dalla Serie C.
Ora la domanda la poniamo noi: si riuscirà a trarre insegnamento da questa ‘seconda lezione’?
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